Le essenze spiritose

Alla bisnonna Assunta e a zio Felice

Lungo la Riviera del Brenta in un borgo a ferro di cavallo i miei antenati facevano i distillatori. Non è rimasto nulla dei segreti del mestiere, a parte un paio di vecchi alambicchi rotti, sacchi di etichette e una fitta corrispondenza.

Pare che il vecchio capostipite, il mio bisnonno, nato il mio stesso giorno, un secolo prima, fosse un uomo distinto, piuttosto gaudente con il vizio del gioco. Aveva due occhi neri lucidi come due biglie e portava i baffi all’insù. Si era sposato in seconde nozze con la Signora G., una donna robusta, severa, proprietaria di una fabbrica di laterizi. Dalla loro unione era nato un unico figlio, un ragazzo malinconico, svogliato negli studi, dalla corporatura esile e dal destino infelice, morì giovanissimo di spagnola.

La Signora G. era rimasta impietrita dal dolore di quella perdita prematura, privata dell’unico erede a cui aveva deciso di affidare la gestione di un solido impero economico accumulato con ferrea disciplina. Una volta vedova, si era messa in affari con il figliastro, un rampante industriale di origine vicentina, che aveva deciso di lanciarsi in una nuova impresa, creando una distilleria destinata alla produzione di grappa e liquori. Reinterpretò la tipologia classica della cittadella industriale, costruendo accanto agli edifici commerciali le abitazioni per gli operai.

Mia nonna, di origine veronese, figlia di un tecnico cartaceo, era rimasta folgorata dalla giovialità del Signor B., se n’era innamorata perdutamente. Aveva studiato alla scuola francese, era una donna piuttosto colta che si era trasferita sulla Riviera per gestire insieme al padre un albergo ristorante, che aveva come logo la vite.

L’unione fu molto travagliata, il marito sempre in viaggio di lavoro, lei sempre sola con due bambini e un padre vecchio da accudire.

Mio nonno morì improvvisamente a soli quarantaquattro anni di peritonite, suo fratello medico non era riuscito a salvarlo. Per mio padre e per mio zio, rimasti orfani così giovani, il proprio padre nei racconti materni continuava a esistere come una figura eroica, un bravo industriale, generoso e affettuoso. Alcune foto scolorite restituiscono istanti felici mentre giocano nel frutteto di famiglia, mio nonno li guarda con ammirazione, mia nonna si affaccia timidamente dalla finestra che dà sul giardino, vicini ma distanti.

La morte di mio nonno segnò l’inizio di un lento declino, mia nonna a poco, a poco, cominciò a sentirsi sempre più limitata dalla sua condizione femminile ai tempi del fascismo. Decise di chiudere la distilleria, svendette l’albergo e affittò gli edifici commerciali a degli artigiani locali.

Mio padre avrebbe voluto ripristinare tutto secondo gli antichi albori. Era riuscito a coronare il sogno della sua via diventando un pilota di volo acrobatico. Il fratello maggiore, che invece voleva essere un giornalista, aveva scelto di fare quello che da lui ci si aspettava: era un imprenditore. Morì a trentaquattro anni in un incidente stradale. Mio padre non si riprese mai da quel lutto, sentiva che la vita con lui era stata più che generosa, con il fratello ingrata.

Da allora si era messo in testa di rimettere a posto tutto da solo, voleva restaurare la villa in cui era nato. È morto prima di riuscire a portare a termine quello che si era prefissato.

Le essenze spiritose sono svanite per sempre, a noi, eredi del Signor B., il compito di dare una configurazione più propizia a un setting desolato, non operativo da anni. Non si poteva più ripristinare il passato, così come avrebbe voluto mio padre, ma si doveva cercare un nuovo senso, riesaminando con cura gli indizi che avevamo a disposizione. Bisognava rianimare gli spazi, il luogo chiedeva di ritornare in vita, proprio come la vite, simbolo di forza, di creatività e capacità di adattamento, aveva resistito tutto quel tempo per aprirsi al cambiamento.

Curiosamente “Vine” (vitis vinifera) figura anche tra i Rimedi dei Fiori di Bach, è un fiore vivamente consigliato per sviluppare una maggiore consapevolezza delle proprie capacità nel rispetto dell’individualità degli altri, imparare a essere autorevole senza essere autoritario. Vita vitis…

“A doctor can bury his mistakes but an architect can only advise his clients to plant vines”. (Frank Lloyd Wright)


TO BE CONTINUED…

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