La polizia ringrazia, e non solo

Oggi, rileggendo gli articoli, sono stata distratta dai numeri, centotredicesimo articolo…inevitabile non pensare al numero della polizia e soprattutto a un film che il mio professore di Latino e Greco citava spesso e volentieri, La polizia ringrazia, che nessuno di noi aveva visto e di cui lui era entusiasta al punto da assegnarci persino un tema.

Uno svolgimento surreale, ma l’ignoranza era tale che non c’eravamo resi conto di dover scrivere una recensione di un film di Stefano Vanzina, il padre dei temibili fratelli.

Nella guida di Leonard Maltin gli hanno assegnato due stelle, unico film insieme a Anastasia mio fratello ovvero il presunto capo dell’anonima assassini (titolo che potrebbe fare concorrenza ai film della Wertmüller) che Steno firmò con il suo vero nome. Considerato il primo poliziesco all’italiana, liquidato dalla critica con un commento significativo: “…ispirato, coraggioso, anche se non certo un film appassionante.”

Non mi ricordo cosa scrissi allora, probabilmente la solita sfilza di frasi retoriche sulle difficoltà oggettive di un mestiere difficile come quello del poliziotto…free climbing sugli specchi…certo se avessi saputo, avrei dovuto commentare le peripezie del commissario Bertone alle prese con una banda di criminali, nello sfondo c’era anche una storia torbida di un uomo che andava ad adescare ragazzini. Eravamo decisamente impreparati.

Non c’è peggior cosa di uno scherzo mal riuscito e soprattutto non capito. Con gli anni, e moltissima acqua sotto i ponti, tutti quegli episodi apparentemente dimenticati, sono ritornati indietro, trasformati in aneddoti nostalgici. Ora, grazie a Wikipedia, scopro che il 113 in Norvegia è il numero per l’assistenza medica, oltre a essere il numero atomico dell’ununtrio, nome ‘temporaneo’ di un elemento sconosciuto, probabilmente metallico, dal colore grigio-argento… all’ultima riga però torna il sorriso, è anche il numero che compare sulla targa di Topolino…

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