Anadiplosi

English: Dante Alighieri's portrait by Sandro ...

Forse è colpa dell’abbacchio, che ho digerito circa alle undici di ieri sera, cercando di dimenticarlo con la zuppa inglese, stamattina mi sono svegliata con questa parola in testa, pronunciata però alla Walter Chiari quando faceva Vieni avanti cretino, scandita con enfasi incredula.

Ana che?

Ana-di-plo-si…

Invece è una delle figure retoriche più usate, dal greco anadiplosis, da anadiplóõ, “io raddoppio”, ossia la ripetizione di una o più parole di un enunciato precedente all’inizio del successivo.

Il problema nei dizionari sono gli esempi, il mio, lo Zingarelli, questa volta mi sorprende con Dante, da cui si impara sempre qualcosa:

luce intellettual, piena d’amore;

amor di vero ben, pien di letizia;

letizia che trascende ogni dolzore

(Paradiso, XXX, 40-42)

“Dolzore”, non è proprio il massimo, però Dante è un intoccabile, e poi doveva fare rima con amore. E tutte le “Letizie” che ho conosciuto erano delle iene, ma non vorrei aprire un discorso sui nomi propri sennò vado fuori tema.

Pensando a un esempio concreto da addurre, un verbo da dizionari, l’anadiplosi è comunissima nelle incazzature:

Eh basta con tutte ‘ste palle, sei uno stronzo!

Stronzo io? Ma tu sei fuori!

Fuori sei tu, stronzo!

E qui si sfiora inconsapevolmente anche il chiasmo, l’incrocio simmetrico di parole. Meglio farsi illuminare dalla luce di Sandro Penna:

Le porte del mondo non sanno

che fuori la pioggia le cerca.

Le cerca. Le cerca. Paziente

si perde, ritorna. La luce

non sa della pioggia. La pioggia

non sa della luce. Le porte,

le porte del mondo son chiuse:

serrate alla pioggia,

serrate alla luce.

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