L’estate di Philip Larkin

A Chichan

Di Philip Larkin, poeta che mi piace molto, tempo fa avevo tradotto “Home is so sad”(1), la poesia che vi propongo oggi mi ha colpito perché descrive perfettamente il senso di smarrimento provocato da certe paure, con una sensibilità rara, l’imbarazzo di chi osserva si trasforma in timido riserbo.

Mamma, l’estate e io

Mia madre, che odia i temporali,

Blocca ogni giorno d’estate e lo svuota

Sospettosa per paura che cumuli

Di nuvole nere come uva si appostino nel cielo,

Ma quando il tempo di Agosto si guasta

E arrivano le piogge, e un fragile gelo

Affila l’aria abbandonata dagli uccelli

Perde il suo sguardo estivo preoccupato,

E io, suo figlio, anche se nato d’estate

E amante dell’estate, pure io

Mi sento più a mio agio quando cadono le foglie,

Troppo spesso i giorni estivi appaiono

Emblemi di una felicità perfetta

Che non sono capace di affrontare, devo aspettare

Un tempo meno sicuro, meno ricco, meno chiaro:

Un Autunno più adatto.

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Mother, Summer, I

My mother, who hates thunder storms,

Holds up each summer day and shakes

It out suspiciously, lest swarms

Of grape-dark clouds are lurking there;

But when the August weather breaks

And rains begin, and brittle frost

Sharpens the bird-abandoned air,

Her worried summer look is lost,

And I her son, though summer-born

And summer-loving, none the less

Am easier when the leaves are gone

Too often summer days appear

Emblems of perfect happiness

I can’t confront: I must await

A time less bold, less rich, less clear:

An autumn more appropriate.

§

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(1) vedi http://branoalcollo.com/2012/06/18/attraversamenti/

6 pensieri su “L’estate di Philip Larkin

  1. Ho trovato questa:

    Sia questo il verso

    Mamma e papà ti fottono.
    Magari non lo fanno apposta, ma lo fanno.
    Ti riempiono di tutte le colpe che hanno
    e ne aggiungono qualcuna in più, giusto per te.

    Ma sono stati fottuti a loro volta
    da imbecilli con cappello e cappotto all’antica,
    che per metà del tempo facevano moine
    e per l’altra metà si prendevano alla gola.

    L’uomo passa all’uomo la pena.
    Che si fa sempre più profonda, come una piega costiera.
    Togliti dai piedi, dunque, prima che puoi
    e non avere bambini tuoi.

    (traduzione di E. Testa)

    “L’uomo passa all’uomo la pena”….
    Terribile questa….” e non avere bambini tuoi.”

    1. Citata in veneto anche nel pezzo di Sant’Erasmo…Meneghello, grande scrittore che ha vissuto e lavorato in Inghilterra…ricordi?

      Lui era omosessuale, nell’Inghilterra degli anni ’50…contrario ai meccanismi di controllo della famiglia, su cui sono d’accordo, che poi è il tema della poesia, ti ritrovi a criticare i tuoi e poi hai certe reazioni emotive uguali ai tuoi genitori anche certi difetti che detesti oltre alle qualità naturalmente che erediti…può sembrare terribile, ma i figli vanno amati e non fatti per caso…

  2. “Troppo spesso i giorni estivi appaiono
    Emblemi di una felicità perfetta
    Che non sono capace di affrontare, devo aspettare
    Un tempo meno sicuro, meno ricco, meno chiaro:

    Un Autunno più adatto.”

    Fantastica!

    Buona settimana Carla
    grazie per questa poesia..è .un buon inizio di giornata 🙂
    .marta

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