Illusione e disillusione, ovvero l’arte del ping pong

Charles Osgood nel suo libro La misura del significato ha sottoposto a un’indagine statistica un semplice gioco linguistico, assegnare a due nozioni distinte due aggettivi contrastanti tra loro, “liscio” o “ruvido”, “buono” o “cattivo”, “attivo” o “passivo”, “forte” o “debole”. Il risultato dell’esperimento ha confermato un accordo sorprendente fra le varie risposte, in uno spazio semantico collochiamo un concetto sempre in una matrice strutturata doppia, come accade nelle polarità di Yin e Yang in Cina o nel significato simbolico di luce e tenebre nella tradizione occidentale.

Secondo Ernest H. Gombrich gli artisti hanno avuto coscienza delle potenzialità espressive delle forme e del colore prima di successive teorizzazioni pittoriche, anticipando altre visioni. Cita come esempio un quadro di Lorenzo Lotto, L’Allegoria del Vizio e della Virtù, 1505.

I significati dei singoli elementi dell’allegoria non sono immediatamente decifrabili ma i rapporti discordanti fra le parti distinte del quadro sono chiari da subito.

Allegoria del Vizio e della Virtù

Nella scena rappresentata, la distinzione è ben evidente, un satiro ubriaco alla nostra destra e il putto in carne a sinistra felice di giocare con un compasso –  non mancano i riferimenti alle arti liberali – aritmetica geometria musica astronomia, i libri rimandano al sapere. Dietro di lui il sentiero luminoso è in salita, la fatica è visibile a tutti, in lontananza una figura alata, probabilmente l’azione futura del putto. In postazione centrale l’albero di Pallade con la cima mozzata, mentre la parte sinistra cresce rigogliosa, un ramo secco sta germogliando, sul tronco lo stemma araldico del vescovo de’ Rossi, scampato a un agguato.

A destra il satiro è disteso sull’erba verde al buio, stordito dalla colazione a base di vino, incurante del fatto che alle sue spalle una barca stia affondando. Sullo sfondo un cielo cupo che ricorda La Tempesta del Giorgione. Virtù e Vizio, luce e ombra, ping pong tra passato, presente e futuro, nessuna ninfa in vista.

Pan para hoy, hambre para mañana

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