#Gulliver #Vpuntata

Gulliver versione lillipuziano è ormai un valletto di corte, fa compagnia al Re mentre si fa la barba con una scimitarra, raccoglie ciocche di capelli della Regina per farne trecce-ricordo, con altre confeziona una borsa con iniziali in oro come segno di devozione per la balietta. A volte intrattiene gli ospiti suonando la spinetta – versione più piccola di un clavicembalo – con due bastoni che lo aiutano a premere i tasti troppo distanti per la sua portata, uno spettacolo fuori dal comune nel Regno dei Giganti. A volte si lancia in discorsi di geopolitica improvvisata a seconda dell’estro dei suoi interlocutori. L’argomento più gettonato è: usi e costumi dell’Inghilterra.

La descrive così: è un paese con due isole che riuniscono tre regni che hanno anche delle piantagioni in America, dal terreno fertile e il clima variabile. Politicamente si distingue per la Camera dei Pari, di sangue nobile, che hanno i patrimoni più antichi, un’ottima educazione umanistica abbinata ad abilità marziali, vengono consultati per legiferare, e giurano fedeltà ai loro principi e consiglieri. A questi si affiancano i cardinali impiegati in caso di questioni religiose come padri spirituali della chiesa e del popolo. Oltre alla Camera dei Pari, c’è la Camera dei Comuni, che sono cittadini scelti dal popolo per le loro capacità. Poi si dilunga sulla Corte di Giustizia, sull’amministrazione del Tesoro, sul numero degli abitanti divisi per religione o partito, e infine riassume un secolo di storia del paese.

Tempo impiegato: 5 sessioni acclamatissime dal Re, con richiesta di un’ulteriore sessione per approfondimenti vari, dubbi, domande sull’educazione dei nobili, su quali materie bisogna studiare, come si fa a far parte della Camera dei Comuni, se esistono casi di corruzione, come stabiliscono i parametri su cosa sia giusto o sbagliato, come interpretano le leggi, e dulcis in fundo come è possibile che affermi che le tasse raccolte ammontino a circa 5/6 milioni all’anno se poi in altri parti della dissertazione risultavano doppie nei suoi calcoli. Insomma avere buona memoria ha i suoi vantaggi. Il re sembra incuriosito dallo sport della caccia che gli sembra alquanto contraddittorio in merito alla tanto declamata cavalleria e poi ci sarebbero altre faccende poco chiare. La storia recente del paese sembra una cozzaglia di cospirazioni, ribellioni da quattro soldi fomentate da ipocrisia, tradimento, avarizia, crudeltà, violenza sessuale, follia, cattiveria e ambizione sfrenata. “Caro Grildrig”, il Re conclude prendendolo tra le mani, “il vostro non è che un panegirico, avete di fatto dimostrato che l’ignoranza, la pigrizia e il vizio sono ingredienti di base per poter legiferare. Voi, che avete viaggiato, vi siete preservato dalla corruzione. Il paese che mi avete descritto sembra popolato da una razza di parassiti pericolosissima da cui è bene tenersi alla larga.” (1)

Grildrig non può rispondere come vuole, e avrebbe anche lui qualcosa da dire sul Regno dei Giganti, di un’ignoranza abissale con una biblioteca reale con non più di mille volumi. E sulle tanto decantate milizie del Re ci sarebbe da discutere a lungo, quattro giganti in croce. La fuga diventa necessaria.

Dopo due anni Gulliver viene portato a fare un giro nel sud del paese, la balietta si ammala subito, Gulliver finge di stare male anche lui, lo sguardo fisso al mare, a quell’oceano immenso che lo separa da casa. Si ritira malinconico nella sua scatola di lusso da viaggio e mentre sta meditando sull’amaca sulla triste condizione di recluso di corte sente uno strattone sull’anello che chiude la scatola. Un’aquila ha pensato bene di portarselo via, unica vista il mare a una distanza preoccupante visto l’altezza e le nuvole. Il primo pensiero è per la balietta che sarà disperata per non trovarlo più al solito posto, il secondo è la paura di fare una brutta fine tra gli scogli insieme alla sua adorata scatola. Si rincuora quando sente un forte accento gallese, è stato salvato dal Capitano Thomas Wilcocks che lo ha trovato conficcato in un pezzo di roccia, sventolando una bandiera bianca.

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(1) Liberamente tradotto in italiano dall’edizione inglese tascabile Penguin, p. 172, Gulliver’s Travels.

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