57esima Biennale d’Arte di Venezia #VivaARTEViva

La vita inizia quando finisce la paura

Padiglione Egitto

L’edizione di quest’anno, curata da Christine Macel, segna una svolta necessaria, era da tanto tempo che non si assisteva a un progetto artistico corale così ben strutturato. Spazio agli artisti, a voci che sono state ignorate per lungo tempo, a progetti che si interrogavano sul rapporto con l’invisibile e con altre dimensioni in tempi lontani, come se si volesse ristabilire una cronologia di chi ha militato con resilienza senza arrendersi a un cinismo senza speranza, a un nichilismo paralizzante.

Divisa come sempre in due parti, per la prima volta omogenee fra loro, finalmente anime aperte al dialogo. Indagini e ricerche sull’aspetto più umano e fragile delle nostre sensibilità, non riflessioni dolenti e specchi deformanti ma altri mondi possibili, raccontati in nove capitoli. Nel Padiglione Centrale il Padiglione degli Artisti e dei Libri, Il Padiglione delle Gioie e delle Paure, seguiti da altri sette percorsi dall’Arsenale al Giardino delle Vergini – spazio ai confini dell’Arsenale vicino alle due torri che si affacciano sulla laguna – con il Padiglione dello Spazio comune, il Padiglione della Terra, il Padiglione delle Tradizioni, il Padiglione degli Sciamani, il Padiglione dionisiaco, il Padiglione dei Colori e il Padiglione del Tempo e dell’infinito.

Tra le installazioni che mi hanno colpito di più, lo spazio della Nuova Zelanda, Emissari, con un video di Lisa Reihana, in Pursuit of Venus [infected]Alla ricerca di Venere infetta – dieci anni di lavoro, ispirati dal libro di viaggi del Capitano Cook, spedizione organizzata nel 1769 per osservare nell’Oceano Pacifico il transito di Venere davanti al Sole..un pannello statico lungo 26 metri con paesaggi lussureggianti che riprendono le illustrazioni ottocentesche di John Dufor, animate da performers vivi che ballano al ritmo di musiche tribali e sembrano venirci incontro attraversando lo schermo..gli effetti di una colonizzazione cieca e sorda..oltre gli stereotipi.

Magnifica la tenda a ragnatela di Ernest Neto, legata alle colonne delle Corderie e alle travature del soffitto, che si apre alla cultura degli amerindi e a tutti noi. Commovente la performance con la musica di Oum Kalthum che muove piccoli mucchi di sabbia..rendendo visibile l’effetto della parola detta o cantata, disegnando universi chiusi in una sfera di plexiglass.

© Foto di SISTERLY
©Foto di Sisterly

 

 

 

 

 

Ai Giardini la narrazione si snoda fisicamente anche attraverso pagine di libri, tassonomie di quadri, collage di video. All’ingresso nel Padiglione di Stirling – La mia Biblioteca – è possibile leggere gli autori preferiti dagli artisti presenti alla mostra – molti libri di Murakami.

L’Ungheria si apre alla fantascienza con una mostra di Gyula Varnai, omaggio alla futurologia di Lem, al tema della città invisibili. Peace on Earth ospita un grande arcobaleno fatto con ottomila distintivi di varie associazioni, movimenti degli anni sessanta, la guerra fredda secondo una linea cromatica. La Russia presenta l’opera totale Theatrum Orbis, riprende l’idea di un Atlante geografico moderno mai pubblicato, con installazioni iconografiche con misteriosi androidi.

La Svizzera invece dedica parte del Padiglione a una voce rimasta silente per anni, l’artista americana Flora Mayo, che a Parigi ebbe una breve relazione con Alberto Giacometti – il padiglione è stato progettato nel 1952 dal fratello Bruno.

L’altra vita di Flora viene raccontata in una video intervista dal figlio che sfogliando un libro su Giacometti riconosce in una foto in bianco e nero la madre insieme all’artista. Si apre per lui un nuovo capitolo, comincia a ricostruire il passato della madre a Parigi, la sua vita segreta come artista dopo il divorzio e il rientro forzato negli Stati Uniti con la Grande Depressione, da sola, incinta e senza mezzi. Mentre parla, fa fatica a trattenere le lacrime perché scopre che la madre ha rinunciato alle sue sculture schiacciata dai troppi doveri, sopportando con dignità una vita di stenti senza mai rivelargli l’identità del padre. C’è una frase che ritorna in questa assenza, una citazione di Chekov, “quando entri in società chiudi la porta per sempre”..

La Francia mette in atto una grande performance sonora, la Germania – padiglione premiato della Imhof – ti respinge in una installazione di grande impatto, si cammina su un pavimento di vetro che sembra quasi scivoloso nella sua linearità geometrica, sotto ci si svela un mondo distante, asettico, inquietante. La Gran Bretagna è occupata dalle sculture gigantesche di Phyllida Barlow – Folly. Il Canada si sfoga con una cascata liberatoria, l’Austria mette in scena il visitatore che può diventare scultura vivente. Il Giappone ci rende ebeti inconsapevoli facendoci sbucare con la testa in mezzo a una scultura di architetture, capovolgendo i punti di vista, Capovolta è una foresta, parola di Takahiro Iwasaki. La Corea ha un ingresso degno di un luna-park sobrio con un drago tigre all’ingresso e all’interno del motel un collage di foto reperti, in un angolo una copia dell’Urlo di Munch con la scritta merda..La Norvegia ha delle architetture modulari tra gli alberi, libri scolpiti come se fossero sculture mentre un gatto ha scelto il Padiglione come sua nuova tana. La Spagna riflette sulla speculazione edilizia, il Belgio ospita le fotografie monocrome di Dirk Braekman, la Danimarca un’istallazione botanica di Kirstine Roepstorff destinata a rimanere ignorata mentre si passeggia tra sassi e cespugli. Il Padiglione Italia sviluppa il tema del racconto con libri di artista in sequenze cromatiche che svelano altre trame, mappe del corpo umano, cosmografie che anticipano altri futuri.

Sogno stasera di code di pavoni, campi di diamante e balene che parlano. I malati sono molti, benedetti pochi, ma i sogni stasera ti proteggeranno.

Herman Melville

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

5 pensieri su “57esima Biennale d’Arte di Venezia #VivaARTEViva

  1. Volevo venire a Venezia per questa biennale… ne ho letto meglio che di altre edizioni! Ma non ci sono riuscito (anche se credo chiuda in novembre). Mi avrebbe fatto piacere vedere il padiglione Italia con L’installazione di Roberto Cuoghi (di cui c’è una bellissima mostra al Madre): tu che sensazione hai avuto?

    1. Lois c’e’ tempo, considerando che i Giardini sono meglio d’estate.. L’installazione e’ di forte impatto, iconografia sacra e corpi osservati come se fossero in un obitorio in un ipotetico laboratorio.. A me e’ piaciuta piu’ degli scorsi anni, perche’ ho trovato che si aprisse ad altri visioni.. curiosa di avere anche una tua opinione

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