Gli anni verdi
Visto che la quarantena continua fino a data da destinarsi – 47esimo giorno – oggi grandi celebrazioni intorno al LIBRO, il 23 Aprile è la #giornatamondialedellibro.
«Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte Sancti Benedicti.»
Il primo documento in italiano volgare risale al 963 d.C. .
L’invenzione del Tascabile si deve a quel genio di Aldo Manuzio, amico di Pico della Mirandola, precettore del Signore di Carpi, che intorno ai quarant’anni si stabilisce a Venezia. Qui frequenta la tipografia di Nicola Jensen, che viene acquistata da Andrea Torresani che diventa suo suocero. Inizia la sua attività tipografica nel 1494, nel 1500 ha già pubblicato 37 edizioni, cinque in caratteri greci e una in ebraico. Entra in contatto con Erasmo da Rotterdam, per i caratteri mobili viene aiutato dalla collaborazione con Francesco Griffo che lo introduce all’uso del corsivo della cancelleria papale – italics per gli inglesi, italiques per i francesi, letra grifa per gli spagnoli, corsivo per i fiamminghi. Le “aldine” (10x17cm) vengono adottate in tutta Europa.

I due autori a cui hanno dedicato a ragione la #giornatainternazionaledellibro, Cervantes e Shakespeare, rimangono e rimarranno per sempre fonte di ispirazione nei secoli dei secoli a venire. Nessuno come Cervantes ha saputo cogliere l’aspetto surreale e grottesco della vita, per cui ognuno di noi si troverà prima o poi a lottare contro i propri mulini a vento, mentre Shakespeare rimane una risorsa inesauribile nell’intreccio di qualsiasi trama, nei suoi drammi c’è già tutto – io considero il mondo per quello che è, un palcoscenico dove ognuno recita la sua parte – anche grazie alla tradizione italiana della novella, dell’arte di raccontare del Bandello, e prima del Boccaccio, declinata nei nostri resoconti quotidiani ai tempi del #Covid19. Nei suoi sonetti d’amore la forza del ritmo scandita dal pentametro giambico.
Prima di apprezzare a pieno la grandezza dei giganti, nel mio caso sono passati davvero lustri.
Le prime letture da piccola, escluse le fiabe dei Fratelli Grimm e le favole sonore a casa di Alfonso, sono state quelle suggerite a forza dai maestri – e qui ognuno di noi avrà la sua bibliografia di riferimento nel bene o nel male. I miei insegnanti ci sbolognavano come compito delle vacanze estive una lista di libri barbosissimi di cui dovevi fare il riassunto. A me piacevano i gialli di Agatha Christie ma ingiustamente non erano considerati letture serie – inseguendo sempre questa logica assurda per cui se ti diverti non è un vero compito – e quindi il primo libro che ho letto per costrizione è stata La Capanna dello Zio Tom di Harriet Beecher Stowe. Lacrime amare per le condizioni di schiavitù nel Kentucky che poi hanno scatenato altre lacrime quando è uscito il best-seller Radici con Kunta Kinte.

“Esporsi nella maturità alla lettura della Capanna dello zio Tom può dimostrarsi una sconcertante esperienza. È un’opera notevole, molto più di quanto ci sia mai stato dato di sospettare… C’è, in realtà, nella Capanna dello zio Tom, come nel suo successore, Dred, un intero dramma di costume, di attitudini morali, di punti di vista intellettuali che in qualche modo assomiglia a quello che ha fatto Dickens e che Zola avrebbe subito dopo continuato, per quanto riguarda i rapporti fra le classi sociali…” Edmond Wilson
Poi ricordo a tratti la storia di una ballerina della Scala, una certa Priscilla, che avevo preso dai libri di mia sorella, di Giana Anguissola. La mia vicina di casa, che era a sua volta una maestra elementare, mi aveva regalato invece le favole di Rodari, sulla copertina una bambola di pezza fatta di bottoni abbandonata sul bagnasciuga di una tristezza disarmante.
Il giallo invece rimaneva il mio amore segreto. La campagna inglese dove non succedeva apparentemente nulla e dietro le quinte di una siepe si nascondevano invece terribili segreti. Miss Marple mi ha conquistato da subito, come continua a farmi ridere lo humour inglese, perché anche nelle condizioni più avverse aiuta sempre.
I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni, ricitati ora per il rimando alla peste, non è che rientrassero tra le letture preferite da adolescenti. Oggi ho riaperto a caso il libro rilegato e trovato un cimelio inservibile, un biglietto dell’autobus usato qualche decennio fa…

A me invece era simpatico il nonno materno del Manzoni, Cesare Beccaria, l’autore Dei Delitti e delle Pene, più per partito preso che per reale convinzione.
Invece in posizione stabile da sempre, lotta ancora qui insieme a noi, Dante e la sua Divina Commedia. Tradotto in tutte le lingue, ho scoperto che è stato tradotto pure in veneziano, nel 1875 da Giuseppe Cappelli. Ecco qui l’incipit:
ARGOMENTO
Dante xe perso in una selva scura
E per scansar quell’orida malora
De montar sopra un monte elo procura
Lo spaventa tre fiere; ma dà fora
In so agiuto Virgilio, e ghe propone
Un altro viaggio; fato cuor alora,
A caminar con elo se dispone.
A meza strada de la vita umana
Me son trovà dentro una selva scura,
Chè persa mi gavea la tramontana.
Come far dei so orori la pitura,
Che de quei poco più fa oro la morte,
E ancora a solo pensarghe go paura!
E siamo solo all’inizio.
TO Be CONTINUED…fine I parte #Lalistadelleliste #Branoalcollo
Grazie a te, seguirò con piacere gli sviluppi… Promette molto bene.
Grazie Atelier Cromatico, prossima puntata qui, prossimamente su Branoalcollo
Grazie Atelier Cromatico 😘
Meravigliosa lista, Branoalcollo…
La versione veneziana della Divina Commedia poi è assolutamente imperdibile…