La Lista delle Liste #3 The Others

Tra gli autori irlandesi, a Dublino, si leggeva e si rappresentava ovunque Brian Friel (1929-2015), drammaturgo e scrittore, fondatore della Field Day Theatre Company. L’opera che aveva dato origine a tutto era stata Translations, dedicata all’attore Stephen Rea.

A syntax opulent with tomorrows

Un dramma complesso, perché attraverso la metafora della traduzione e della mappatura di un intero territorio, si affrontava un tema allora ancora scottante: linguaggio, imperialismo coloniale, tradizione e cultura, politica, appropriazione indebita. Tradurre dal gaelico all’inglese non era affatto un’operazione innocua, anzi.

La sintassi opulenta di domani.

Di domani che non saranno, si intende.

Ancora prima di Godot, da sempre, in un tempo mitico, volutamente sospeso nel nonsense.

“bababadalgharaghtakamminarronnkonnbronntonnerronntuonnthunntrovarrhounawnskawntoohoohoordenenthur-nuk!” dovrebbe trasmettere il suono del tuono dopo la caduta di Adamo ed Eva nel Finnegans Wake (senza genitivo sassone per lasciare intendere che di Finnegan ce n’è più di uno). Diciassette anni per scriverlo, ottanta anni per tradurlo. Pubblicato nella versione italiana degli Oscar Mondadori (2019).

Che ci si diverta alla veglia di (o per i) Finnegans – canto popolare irlandese – è tutto da verificare, il fratello di Joyce, lo definì “l’ultimo delirio della letteratura, prima della sua estinzione.”

La letteratura invece lotta e resiste insieme a noi, probabilmente perché la vita non basta.

Un altro che ora è noto ma che in passato ha tribolato è stato Brian O’ Nolan (1911-1966). Scriveva sotto lo pseudonimo di Flann O’ Brien, era un funzionario governativo, schiacciato dal peso delle responsabilità dopo la morte del padre con una famiglia numerosissima. Quando il suo romanzo venne rifiutato da tutti gli editori, alla fine, avvilito, disse di avere perso il manoscritto. Fu pubblicato per la prima volta nel 1967, ed è tuttora sorprendente, per spirito di ribellione a ogni stereotipo e humour.

“Your talk,” I said, “is surely the handiwork of wisdom because not one word of it do I understand.” (The Third Policeman, Il Terzo poliziotto nella elegante Edizione Adelphi)

Poi ci sono i leprechauns (lepricauni, volgarmente noti come gnomi irlandesi), e tutto il folklore che ruota intorno a loro, negli anfratti di colline verdissime…Il Revival celtico amorevolmente narrato da William Butler Yeats, “se guardi nel buio a lungo, c’è sempre qualcosa”.

A questo punto la domanda sorge spontanea, lo Hobbit di Tolkien ha dei parenti in Irlanda? Sicuramente sì.

TO BE CONTINUED…fine III parte

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