Illusione e disillusione, ovvero l’arte del ping pong

Charles Osgood nel suo libro La misura del significato ha sottoposto a un’indagine statistica un semplice gioco linguistico, assegnare a due nozioni distinte due aggettivi contrastanti tra loro, “liscio” o “ruvido”, “buono” o “cattivo”, “attivo” o “passivo”, “forte” o “debole”. Il risultato dell’esperimento ha confermato un accordo sorprendente fra le varie risposte, in uno spazio semantico collochiamo un concetto sempre in una matrice strutturata doppia, come accade nelle polarità di Yin e Yang in Cina o nel significato simbolico di luce e tenebre nella tradizione occidentale. Secondo Ernest H. Gombrich gli artisti hanno avuto coscienza delle potenzialità espressive delle forme e del colore prima … Continua a leggere Illusione e disillusione, ovvero l’arte del ping pong

La versione di Barbablù

Ovvero il romanzo omonimo di Kurt Vonnegut, altro Barbablù, altra interpretazione. Protagonista un vecchio eccentrico che vive recluso in una casa museo: Rabo Karabekian, americano di origine armena, pittore appartenente alla corrente dell’espressionismo astratto, collezionista d’arte, vedovo, cieco da un occhio. Elemento in comune con il serial killer fiabesco una stanza segreta in cui nessuno può entrare. Cosa nasconde quella stanza lo scoprirete leggendolo, se non l’avete già fatto. La casa è di per sé un enigma, che viene complicato e risolto da un incontro casuale sulla spiaggia: Circe Berman, anni 43, scrittrice, vedova, con le idee chiare su quello che Rabo Karabekian deve fare … Continua a leggere La versione di Barbablù

Dantissimi auguri

750 anni della nascita del sommo vate, celebriamo! Si legge a voce alta, volendo. Non è un canto intero, ma una libera successione di versi scelti da Inferno, Purgatorio e Paradiso. Metodo innegabilmente Random. Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, che la diritta via era smarrita. Lo giorno se n’andava, e l’aere bruno toglieva li animai che sono in terra da le fatiche loro; e io sol uno m’apparecchiava a sostenere la guerra Per me si va ne la città dolente, Per me si va ne l’eterno dolore, Per me si va tra … Continua a leggere Dantissimi auguri

Fai di necessità virtù

Cor meum, ubi ego sum quicumque sum Mio cuore, dove io sono chiunque sono (Sant’Agostino, Confessioni, X, 3) Visto che domani è San Girolamo, patrono dei traduttori letterari, il traduttore automatico che è in me mi obbliga ogni anno a ricordarlo. Niente di grave, passa in fretta, “fai di necessità virtù”, e allora se proprio devo, quattro quadri memorabili del Maestro nel suo studio, così ricchi di dettagli che è un piacere guardarli e ri-guardarli. Iniziamo con il dipinto di Colantonio con il leone accudito amorevolmente da San Girolamo, il muso del leone lievemente preoccupato per la spina che gli deve … Continua a leggere Fai di necessità virtù

4 anni di un anagramma

Alla radio una voce recitava “Annina scendeva le scale” Tentavo di seguirla tra i versi L’ho persa senza batter ciglio. Ho iniziato dandomi la zappa sui piedi con un articolo sul neo-melodico, per un concorso sulla cultura pop, unico caso in Italia in cui non vince NESSUNO, riparto di slancio con un quiz, Il Questionario di Proust, il ritratto che ne viene fuori è un mostro, un misto tra Ricky Cunningham, il roscetto di Happy Days, dove la felicità era stare tutto il giorno dentro un fast-food a mangiare hamburger e guardare Fonzie pettinarsi nel cesso, e Brian Wilson dei Beach … Continua a leggere 4 anni di un anagramma