
Grilli, insetti, topi, rane, vermi, muta-forme, figure indefinibili e sfuggenti, siamo circondati. Giacomo Leopardi, già a suo tempo, si era interrogato su come fosse andata a finire la battaglia tra topi e rane, un poemetto satirico attribuito erroneamente a Omero sul contrasto tra popolazioni marinare e agricole che aveva tradotto tre volte dal greco, la Batracomiomachia, quasi uno scioglilingua. Repetita iuvant.
I suoi paralipomeni sono appunto un’aggiunta che diventa riflessione, digressione allegorica sui moti rivoluzionari del 1820-1821, che aveva appoggiato, tra un dolcetto e l’altro – morì per un’indigestione di confetti, pare un chilo.
Otto canti, quarantasei ottave che tentano di completare la storia incompiuta ma terminano con un’ammissione di inadeguatezza, ma vòto ritornommi il pensiero. E del resto come dargli torto?
Perché, se ben le pergamene
Dietro le quali ho fino a qui condotta
La storia mia qui mancano, e se bene
Per tal modo la via m’era interrotta,
La leggenda che in quella si contiene
Altrove in qual si fosse lingua dotta
Sperai compiuta ritrovar: ma vòto
Ritornommi il pensiero e contro il voto.
Questa in lingua sanscrita e tibetana
Indostanica, pahli e giapponese,
Arabica, rabbinica, persiana,
Etiopica, tartara e cinese,
Siriaca, caldaica, egiziana,
Mesogotica, sassone e gallese,
Finnica, serviana e dalmatina,
Valacca, provenzal, greca e latina,
Celata in molte biblioteche e molte
Di levante si trova e di ponente,
Che vidi io stesso o che per me rivolte
fur da più d’un amico intelligente.
Ma di tali scritture ivi sepolte
Nessuna al caso mio valse niente,
Che non v’ha testo alcun della leggenda
Ove più che nel nostro ella si stenda.
Però con gran dolor son qui costretto
Troncando abbandonar l’istoria mia,
Tutti mancando in fin, siccome ho detto,
I testi, qual che la cagion si sia:
Come viaggiator, cui per difetto
Di cavalli o di rote all’osteria
Restar sia forza, o qual nocchiero intento
Al corso suo, cui venga meno il vento.
Voi, leggitori miei, l’involontario
Mancamento imputar non mi dovete.
Se mai perfetto in qualche leggendario
Troverò quel che in parte inteso avete,
Al narrato dinanzi un corollario
Aggiungerò, se ancor legger vorrete.
Paghi del buon desio restate intanto,
E finiscasi qui l’ottavo canto.[1]
[1] Paralipomeni alla Batracomiomachia, Giacomo Leopardi, Canto VIII, 42-46, edizione di riferimento a cura di Carlo Muscetta e Giuseppe Savoca, Einaudi, Torino, 1968.
,,,anche qualche giaguaro….
vero…ciao Marta 🙂