Non come i Rockets, che chissà che fine avranno fatto, alieni francesi che atterravano sul palco da un’astronave fuoco – concerto visto nella piccola Udine secoli fa – dipinti d’argento..poi ogni tanto dicevano che qualcuno era morto per la pittura tossica sul corpo, “ma non lo sapevano che faceva male?” – ci chiedevamo preoccupate, finché non ricomparivano su qualche altro palco, sbucando fuori dal solito uovo metallico con luci laser che invadevano la sala con inutili nuvole di fumo, smog all’ennesima potenza.
Non che di questi tempi ce ne sia bisogno, almeno qui in Veneto, Novembre contempla nebbia e umidità alle stelle, qualche consiglio luminoso dai versi di Adrienne Rich (1929-2012), che si interrogano sui limiti della rappresentazione stessa, semplici ma non troppo. C’è chi si arrampica sullo scarto tra significante e significato, e la complicata relazione tra indole e natura e un linguaggio simbolico poetico frutto di reiterati tentativi di seduzione verso un mondo che ci sfugge, le interpretazioni restano aperte.
Riflessioni rurali
Questa è l’erba su cui i piedi mettono radici.
La dipingi d’arancio o la canti verde,
Ma non hai mai trovato
Un modo per far dire all’erba quello che vuoi che dica.
Una nuvola può essere qualsiasi cosa credi:
Struzzo torre pendente occhio fisso
Ma non hai mai trovato una sola nuvola capace di esprimere il cielo.
Vai là fuori con la tua splendida maestria;
Raymond che taglia il prato non fa di meno.
La natura inumana dice:
Il vero successo è la pazienza inumana.
L’impazienza umana ti fa inciampare mentre corri.
Stai fermo e mettiti disteso.
È l’erba ad abbattere il falciatore;
È la nuvola a inghiottire il cielo.
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