L’invidia è la religione dei mediocri. Li consola, risponde alle inquietudini che li divorano e, in ultima istanza, imputridisce le loro anime e consente di giustificare la loro grettezza e la loro avidità fino a credere che siano virtù e che le porte del cielo si spalancheranno solo per gli infelici come loro, che attraversano la vita senza lasciare altra traccia se non i loro sleali tentativi di sminuire gli altri e di escludere, e se possibile distruggere, chi, per il semplice fatto di esistere e di essere ciò che è, mette in risalto la loro povertà di spirito, di mente e di fegato. Fortunato colui al quale latrano i cretini, perché la sua anima non apparterrà mai a loro.
Carlos Ruiz Zafón
Una delle poche poetesse che è riuscita a sublimare un sentimento ignobile come l’invidia è Emily Dickinson (1830-1886), trasformandolo in senso di nostalgia per ciò che non sarà mai. Versi struggenti, scritti con la sua immancabile grazia nel 1862.
Invidio i mari che lui naviga
Invidio i mari che lui naviga,
Invidio i raggi delle ruote
Delle carrozze che lo portano via,
Invidio le colline sinuose
Che osservano il viaggio,
Quanto è facile per tutti vedere
Ciò che a me è totalmente proibito
Come è il Paradiso.
Invidio i nidi dei passeri
Che punteggiano le gronde lontane
La mosca soddisfatta, sui vetri,
Le foglie, le felici foglie
Che proprio fuori dalla sua finestra
Hanno il permesso dall’estate di giocare
Che neppure un paio di orecchini di Pizarro
Otterrebbe per me.
Invidio la luce che lo sveglia,
E le campane che rintoccano forte
Per dirgli che è mezzogiorno, da lontano
Che io stessa, possa essere il suo mezzogiorno.
Ma non mi permetto la fioritura
E allontano l’ape,
Per paura che il mezzogiorno nella notte infinita
Abbandoni Gabriele e me.
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I envy seas whereon he rides
I envy Seas, whereon He rides —
I envy Spokes of Wheels
Of Chariots, that Him convey —
I envy Crooked Hills
That gaze upon His journey —
How easy All can see
What is forbidden utterly
As Heaven — unto me!
I envy Nests of Sparrows —
That dot His distant Eaves —
The wealthy Fly, upon His Pane —
The happy — happy Leaves —
That just abroad His Window
Have Summer’s leave to play —
The Ear Rings of Pizarro
Could not obtain for me —
I envy Light — that wakes Him —
And Bells — that boldly ring
To tell Him it is Noon, abroad —
Myself — be Noon to Him —
Yet interdict — my Blossom —
And abrogate — my Bee —
Lest Noon in Everlasting Night —
Drop Gabriel — and Me —
P.S. La canzone di David Sylvian è una poesia di Emily Dickinson
¡nunca más sin Branoalcollo!
Creative Insomnia you’re simply the best 🙂
L’invidia fa compassione. E’ una passione che rivolge il patire: è dentro di sé.
nel caso di Emily Dickinson può darsi, altrimenti no.
Condivido la citazione di Zafon anche se nutro dei dubbi che questo essere invidiosi li consoli. Secondo me sono delle persone che incosolabili perchè non si accontentano.
Magari son io che la vedo così…
Non ho mai sentito un invidioso ammettere di esserlo, è un vizio orribile, un invidioso resta inconsolabile, perché sa in cuor suo fin dove può arrivare. Personalmente mi infastidisce anche chi ti dice “come ti invidio” quando racconti che te ne vai in vacanza…certo che gli attacchi di invidia vanno ignorati, e che l’invidioso sta peggio dell’invidiato, l’importante è concentrarsi in quello che si fa, con passione.
Bellissimi versi di un “invidia” dettata dall’amore. Invidia che diventa un canto e si trasforma in una dichiarazione d’amore aperta e sincera.
L’invidia non mi appartiene come io non appartengo a lei.
E non capisco a che serva agli altri…solo contenta, nonostante tutto, di come sono; di ciò che ho.
Se gli altri che vivono intorno a me sono contenti lo sono anch’io, viceversa se non lo sono…mi dispiace e faccio mie le loro preoccupazioni.
La gioia degli altri si riflette nel mio io.
E ciò mi basta.
buona giornata
.marta
PS: Molto bella la canzone e il video 🙂
Grazie Marta, era arrivato il momento di dedicare qualche commento anche all’invidia, la citazione di Zafon mi sembrava perfetta. Buona giornata anche a te.