Io sono un gatto | Natsume Soseki

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Il mio consiglio di lettura per Cartaresistente è Io sono un gatto di Natsume Soseki (1867-1916), uno dei miei libri preferiti, pubblicato in Giappone nel 1905, tradotto in italiano per la prima volta dalla Neri Pozza nel 2006. La mia è un’edizione BEAT del 2010 a cura di Antonietta Pastore. Protagonista del romanzo, a tratti struggente, a tratti comico, ma con un finale degno di una saga da Samurai, è un gatto filosofo che interpreta e osserva il mondo che lo circonda con una lucidità disarmante. Fa da sfondo la società giapponese in crisi, sospesa tra un passato legato ormai a una tradizione al tramonto e un futuro incerto che non sa come rinnovarsi. Il gatto, che non ha un nome, vive a casa di un professore ottuso, una vita intera spesa a studiare la letteratura e scrivere saggi senza essere in grado di capire a fondo né se stesso né la moglie inquieta e malinconica. Al gatto invece non sfugge nulla, acuto osservatore delle bizzarrie umane con una personalità travolgente:

“Di questi tempi non ho il coraggio di uscire. Il mondo mi mette tristezza. Sono diventato un gatto apatico quanto il mio padrone. Finalmente ora capisco perché la gente attribuisce a una delusione d’amore la tendenza del padrone a starsene sempre rintanato nel suo studio. Visto che non ho ancora acchiappato un solo topo, una volta O-san ha osato proporre di cacciarmi via, ma il padrone sa bene che non sono un gatto ordinario e mi ha permesso di continuare a condurre la mia vita indolente in questa casa. Gli sono profondamente grato della sua bontà e non esito a mostrargli rispetto per la sua perspicacia.”

(pp. 86-87)

Uno straniamento perfettamente riuscito.

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