London’s calling #4: Chippies

Luoghi non luoghi superluoghi liberamente rivisitati

Si capisce da subito che la Gran Bretagna è il regno dei ragazzini dal cibo, il classico snack a oltranza che viene spacciato ovunque fuori dal controllo di madri asfissianti, le famigerate crisps, le patatine salate in mono-porzioni che trovi da-per-tut-to, dal newsagent, da Boots, nei corner shops, piccoli bazaar aperti a tutte le ore del giorno, con intere file dedicate alle tavolette di cioccolato – hanno una predilezione per quelle al mou, quelle che ti si attaccano ai denti per sempre, e l’esperienza a volte può essere indimenticabile, per colpa di un morso troppo vigoroso, passi in un secondo dalla gioia al sudore freddo per un’otturazione in bilico, tramortito da un frammento di cioccolato dolcissimo, fuck! Giuri a te stesso che se riesci a liberare il dente, la cioccolata verrà abbandonata, quella al mou si intende. E poi ci sono i chippies, i posti dove si mangiano solo fish & chips, il merluzzo fritto in olio – non indaghiamo troppo in che tipo di olio – con le immancabili patatine fritte che per farti un favore spruzzano di aceto, se non ti piace l’aceto devi essere veloce come un lampo e urlare no vinegar please, prima che sia troppo tardi e ritrovarti con le patatine fritte pieghevoli, acide e molli, a cui aggiungi un po’ di salse per non lasciarle sole; c’è chi mette ketchup e mayonese, chi solo ketchup (io), chi non si fa mancare nulla e ci mette la “brown sauce”, una sostanza viscida marrone all’aroma di sugo d’arrosto, artificiale al cento per cento. Volendo come altra opzione ci sono le salsicce, assomigliano a quelle che si mangia Pluto, le saveloy, rosse ruggine all’esterno, con una carne rosata all’interno, pare che ci sia del maiale, forse anche cervello di maiale, speziato come si deve, meglio non chiedere, si mangiano di gusto, in alternativa al merluzzo, ovviamente con le salse, quello che non ammazza, ingrassa. Costo irrisorio rispetto a una cena, ci sono anche i ristoranti di fish & chips di lusso, non è la stessa cosa, di certo non è un piatto che ti fai a casa, lo divori così senza neanche un perché, il fegato a lungo andare te lo fa sapere che vorrebbe anche qualcos’altro, ma tu lo ignori, e magari ci bevi pure una birra per dimenticare il grasso. E poi ci sono i fanatici dei panini, i tramezzini, c’è gente che è peggio di Poldo, divoratrice full-time di panini, che hai mangiato per pranzo? Un panino, il solito. Noi italiani invece ci beccano subito, a Soho in coda per dei tortellini da Camisa, o a cambiare il filtro della macchinetta del caffè che ti costa una barbarità, ma vuoi mettere il caffè con la macchinetta di quello filtro che ti sciacqua le budella? Alla fine ci frega sempre questa mania ancestrale della ricerca degli ingredienti, del resto anche le Florentine eggs, le uova con gli spinaci, sono un’invenzione della Borgia, esperta di veleni ma anche di pranzetti succulenti. Loro invece ti fregano con le colazioni negli hotel, che hanno un loro fascino, a ognuno il suo, come ce l’ha Langan’s, la brasserie di Michael Caine a Green Park che era il massimo negli anni ’70 e ora ha lo chef che litiga con il mondo, provare per credere, mentre ti sorseggi un whisky per darti un tono, guardi il menu, e dici, “ah però, forte sto Langan’s” e intanto mediti la fuga con passo felpato…

8 pensieri su “London’s calling #4: Chippies

  1. Io a Londra di solito sopravvivo grazie ai pub. Pochi piatti ma buoni: rib-eye steak, fish & chips e simili; ma per carità niente di simil-italiano, né simil-orientale, dove propongono aglio con qualche altro ingrediente di contorno. Di solito si trova l’aglio anche nella pizza simil-italiana, dato che gli italiani, come tutti i terroni del mondo, si sa che mettono l’aglio dappertutto, o no?

    1. a Londra si mangia benissimo, spendendo molto, si trova di tutto, ci sono anche pizzerie italiane dove la pizza è come a casa, senza aglio…a Chelsea, e a Finsbury Park, l’aglio sulla pizza non piace nemmeno a me, e al pub si trovano ottimi pranzetti

      1. Giusto, ci sono veri ristoranti italiani e anche cucina francese, ma non sempre si trovano sotto casa. Nei pub si spende ovviamente di meno.

      2. Sono nato ad Alghero e vivo a Milano. Ho antenati catalani, sardi, corsi, forse liguri o tedeschi, napoletani, e di ignota origine (calabresi-siculi-piemontesi e boh?) e vuoi che non ci fosse pure qualche ebreo? Insomma, un mix complicatissimo, alla faccia delle radici!

      3. ah interessante, pure io non scherzo, a casa mia nessuno è della stessa città…gli antenati hanno viaggiato parecchio

      4. Gente senza pace. Ho trovato, frugando negli archivi e nei ricordi dei familiari: costruttori di barche, armaioli al seguito dei Savoia, giureconsulti, preti. Su quelli che non si trovano negli archivi si possono fare solo ipotesi.

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