“Gli altri muoiono,
ma io non sono un altro,
dunque io non morirò.”
Un sillogismo di Vladimir Nabokov
1
In una giornata di sole d’agosto Leila se ne stava distesa a letto a contemplare il tratto di cielo blu oltremare dal tetto di vetro. Pacetto, il gatto robot, faceva strani miagolii giocando con una bilia di plastica. Ultimamente il giardino si era riempito di fiori biancastri pieni di piume che formavano una moquette spessa che si stava allargando a macchia d’olio. Avrebbe prelevato un campione per esaminarlo al laboratorio del Dott. Fedele. Appena pensò al Dott. Fedele s’illuminò il braccialetto che aveva lasciato sulla scrivania, la stava cercando. Afferrò il braccialetto e rispose alla chiamata.
“Stavo proprio pensando di venire al suo laboratorio. Devo fare alcune ricerche.”
“Anch’io ho appena scoperto qualcosa.. vieni qui immediatamente, ti devo parlare.”
“Ok dottore, il tempo di vestirmi e arrivo.”
Leila indossò uno chemisier nero, un paio di sabot, mise un campione di “fiore” in un sacchetto che infilò in borsa, digitò il pin per chiudere il cancello e s’incamminò a piedi lungo il vialetto che portava all’edificio del Dott. Fedele, un blocco di cemento a qualche isolato di distanza.
Dall’esterno sembrava un vero e proprio bunker, ma all’interno era un’abitazione-laboratorio piena di oggetti di ogni tipo.
“Leila sei in ritardo di cinquantadue secondi.”
“Come fa a dire che sono in ritardo se non ci siamo dati nemmeno un appuntamento?”
“Lo so, perché di solito ci impieghi sette minuti esatti, oggi invece sette minuti e cinquantadue secondi.”
“Ho perso una manciata di secondi a cercare la bilia a Pacetto.”
“Vedi che avevo ragione?”
“Ormai ho rinunciato a contraddirla.”
“Vieni a vedere cos’ho scoperto: vedi questo frammento di petalo che ho messo al microscopio?”
“Sì è identico al frammento che ho portato anch’io.”
“Non è di qui, mai visto niente di simile in tutta la mia vita. Non è terrestre, proviene da un altro pianeta. Sono sicuro, adesso sto paragonando vari campioni di vegetazione aliena ma nessuno combacia con questo.”
“Ne è sicuro?”
“Al 100 % anche se Augusto diceva sempre: Festina lente[1].”
“Le avevo portato un campione che ho trovato nel mio giardino. Mi chiedevo cosa fosse.”
“Sto aspettando una risposta dal laboratorio di Svetonia, si tratta di capire quando e come si è diffusa, e se riguarda un insediamento a lungo termine o a breve termine.”
“Non sta correndo un po’ troppo? Non sappiamo ancora che cosa sia e lei parla già d’insediamento. Magari è solo un tipo d’innesto creato dalle correnti di vento.”
“Impossibile. Questo è un tipo di vegetale che non ha bisogno di acqua.”
“Cos’altro di interessante ha scoperto?”
“Finora ben poco: elastica, idrorepellente, contiene delle fibre che la rendono visibile al buio, può essere lavorata come un tessuto. Leila, questa pianta l’hanno portata, non esiste in natura nulla di simile.”
“Venendo da lei, ho visto che sta crescendo anche lungo il vialetto che porta all’incrocio con il negozio di Odilla, cresce in modo uniforme come un tappeto erboso.”
“Evidentemente ci stanno studiando. Stanno verificando le nostre condizioni ambientali. Andiamo a prendere altri campioni.”
Il Dott. Fedele digitò la combinazione segreta per aprire la porta del garage. Afferrò un borsone, accese il motore dello scooter, fece salire Leila e si avviarono verso il vialetto della zona residenziale.
“Si rende conto che è uscito in ciabatte?”
“Dettagli Leila, dettagli che sono insignificanti.”
“Se la fermano, questa volta non interverrò in sua difesa, sa che è vietato guidare in ciabatte.”
Il Dott. Fedele annuì con fare rassegnato:
“Stiamo cercando una pianta aliena e ti preoccupi delle mie scarpe.”
“Mi chiedevo dove avesse trovato quelle babbucce da Shezzan, se lo ricorda il cartone animato con il genio della lampada?”
Il Dott. Fedele non sapeva neanche cosa fosse passare cinque minuti di puro svago davanti alla televisione, Leila si rese subito conto della domanda inutile, e della battuta fuori luogo. E infatti il Dott. Fedele inarcò le sopracciglia e aggiunse:
“Bel nome Shezzan, chi è un astrofisico?”
“No, era solo il nome del genio di una lampada, una specie di Mastrolindo obeso che veniva invocato ogni volta che si esprimeva un desiderio.”
“Mastrolindo?”
“Non importa dottore, dicevo così per dire.”
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[1] Affrettati lentamente. (NdT)
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WIP..oltre la fantascienza