Dopo nove mesi di viaggio insieme al Capitano Wilcocks il 3 giugno del 1706 Gulliver ritorna di nuovo a casa, senza aver potuto ricompensare come avrebbe voluto il suo salvatore. Tutto gli sembra piccolissimo, e si comporta come se fosse di nuovo un gigante, si inchina di fronte a tutto, la moglie pensa che abbia perso la ragione, e gli fa promettere che non si allontanerà mai più da casa. Promessa spezzata dopo non appena dieci giorni.
Riceve la visita a casa del Capitano Robinson – Mr Robinson – con cui ha già lavorato in passato, che sta per partire per l’Arcipelago Malese e ha bisogno di un medico di bordo. La moglie non riesce a convincerlo a rimanere: il 5 Agosto del 1706 Gulliver è di nuovo in viaggio. Dopo mesi di navigazione si arriva a Tonquin, e arriva quello che Gulliver aveva temuto fin dall’inizio, aria di tempesta. La disavventura non finisce lì, vengono rapiti dai pirati, fortunatamente Gulliver è in grado di capirli, parlano olandese e non hanno buone intenzioni, dopo averli legati gli uni agli altri, mentre saccheggiano quello che c’è da prendere, hanno deciso di buttarli tutti in mare. Il capo di una delle due navi dei pirati è un giapponese che non sente ragioni, olandese o meno, affinità presunte o meno, cristiani o meno, prende l’equipaggio e gli fa fare una brutta fine, con Gulliver ha la premura di metterlo su un’imbarcazione – un pezzo di legno, una vela e due pagaie – alla deriva con qualche provvista, riconsegnandolo al mare.
Tra un insulto e l’altro Gulliver è in grado di capire la sua posizione nautica, latitudine 46, longitudine 183, appena i pirati si allontanano vede con la sua lente da taschino una manciata di isole, e dopo tre ore di vela con vento favorevole tocca terra: un pezzo di roccia su cui si riposa per qualche ora. Seguono giorni di esplorazione, al quinto giorno si stabilisce su una nuova isola che sembra avere se non altro qualche vegetazione, mette le provviste al riparo di una grotta. Sembra inabitata fino a che vede in lontananza una strana massa in movimento. Uomini su un’isola volante?
Tenta di mettersi in contatto con loro. Nessuna risposta, sente che uno di loro ha un accento che assomiglia al suono dell’italiano. Non si capiscono, ma lo sforzo viene capito, l’isola gli fa cenno di avvicinarsi alla riva e lo tirano su. Altro mondo, tutti vestiti con abiti decorati con figure di soli, lune e stelle, alternate con strumenti musicali. A casa dai Laputiani…Gulliver viene portato dal Re. Al primo approccio nessuno capisce nulla, si decide che forse una pausa pranzo è necessaria, Gulliver viene nutrito a dovere da due inservienti, si nota da subito una certa ossessione per la geometria: montone a forma di triangolo, manzo tagliato come un rombo e sformato come un cicloide. Siamo sono all’inizio, a seguire anatre a forma di violini, salsicce e altri pasticci a forma di flauti, e un petto di vitello intagliato come un’arpa.
Sicuramente esseri musicali.
Dopo circa quattro ore si riesce a capire qualcosa, comunicano attraverso degli strani strumenti. L’origine del nome Laputa rimane ancora incerta nella mente confusa di Gulliver, che sembra convincerci che derivi dalla danza dei raggi del sole nel mare o qualcosa del genere. Mentre Gulliver si interroga sugli usi e costumi locali, il Re dà ordine che gli venga rimodernato l’abito – la sorpresa arriverà dopo sei giorni – l’isola procede verso una nuova destinazione, accompagnata dalla musica delle sfere, cacofonia allo stato puro per chi apprezza il genere. Dopo ore di osservazione ormai è chiaro che per fare un complimento a una donna, la geometria è d’obbligo: “sei bella come un rombo”, “sei un parallelogramma”, “sei un’ellisse”. Immaginazione, fantasia e invenzione sono parole che mancano dal vocabolario dei Laputiani. Gulliver trova delle similitudini con alcuni matematici europei, mai fermi un attimo, e interessati a questioni a dir poco bizzarre, congetture astrali su possibili incontri-scontri con comete. Forse è per questo che alle donne del posto piacciono gli stranieri, e gli amanti sono molto richiesti. Viene a sapere che la moglie di un ministro del Re aveva perso la testa per un tipo vecchio e deforme, e pure manesco, ed era scappata di casa per sei mesi per poi ritornare solo per riprendersi soldi e gioielli e fuggire per sempre con un altro, mentre il marito continuava ad ascoltare la musica delle sfere. E così anche in un mondo parallelo così lontano si trovano sempre delle similitudini.
Dopo un mese di intenso stordimento di sfere Gulliver ormai è in grado di conversare in laputiano. E son soddisfazioni..
TO BE CONTINUED..
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Ma per un sognatore come Gulliver si prospettano altri mondi
Se ne poteva fare un eccellente traduttore, a questo punto… 😊