Fuoco cammina con me

Ira è breve furor. Francesco Petrarca

Inutile negarlo è stato un anno decisamente rognoso, che ringrazio per avermi dato la possibilità di allenarmi a esercitare l’antica arte della pazienza, a volte con scarsi risultati, e attacchi di ira furibondi per episodi spiacevoli (angustie varie e eventuali), spesso per discussioni accese, scatenate da frasi sbagliate nel momento sbagliato.

In fondo in questo mondo virtuale dove è facile nascondersi dietro nickname e figurine da cartone animato, litigare è diventato un modo per animare un etere intangibile, i social network si trasformano improvvisamente in campi di battaglia in cui si sfogano malumori funesti, si finisce per urlare da soli davanti al computer, le cosiddette parole al vento con sospetti replicanti.

Purtroppo la pazienza non rientra ancora tra le mie qualità, devo ammetterlo, sicuramente un aspetto su cui dovrò lavorare a lungo.

Mi è tornato allora in mente un libretto utilissimo scritto da Robert A. F. Thurman[1], che oltre a essere il padre della splendida Uma Thurman, è un uomo di rara saggezza che ha studiato per anni il fenomeno dell’ira, infatti è uno dei maggiori esperti di buddhismo tibetano negli Stati Uniti. Non che io pratichi il buddhismo ma sono affascinata dai suoi insegnamenti spirituali, ricordo ancora con nostalgia la serie televisiva Kung Fu con David Carradine.

Il manuale di Thurman è diventato una lettura costante nel tempo, riesce sempre a farmi sentire in colpa per il mio temperamento marziale. Gli irascibili vengono descritti così male che alla fine solamente riconoscerti in parte in quel fuoco che non trova pace e si alimenta della propria rabbia, diventa omeopatico.

Proprio all’inizio del libro Thurman confessa un passato da irascibile incompreso, e davvero non riesci a immaginare che quest’uomo dai modi serafici abbia potuto essere un tiranno dalla lingua tagliente. Ma è proprio l’introduzione che ti frega ogni volta, perché in questa breve ma efficace opera di persuasione effetto specchio alla fine ti convinci che ti devi liberare per sempre dalla schiavitù dell’ira, che oltre a essere uno dei sette vizi capitali, diventa di fatto un impedimento per raggiungere la felicità, o il nirvana, a seconda dei punti di vista: “L’ira non è mai placata dall’ira. È placata dall’amore. Questa è la verità eterna.”[2]

Io, tutte le volte che lo leggo, mi riprometto che prima o poi riuscirò a non cadere nella fatidica ma inevitabile trappola dello spreco di energia, ripetendomi come mantra che l’arrabbiatura per essere un’arma costruttivamente utile deve essere trasformata in energia della tolleranza.

Sono ancora lontanissima dall’agognata meta della pazienza misericordiosa, ma c’è una frase che ogni volta che rileggo ha il potere di rasserenarmi: “se è naturale per gli stolti causare danno agli altri, è sbagliato adirarsi con loro, come prendersela con il fuoco perché brucia”.[3]

Meglio incominciare a meditare su una lezione preziosa del Maestro Po: “be like the sun and what is within you will warm the earth.” (Sii come il sole e ciò che è dentro di te riscalderà la terra)


[1] L’ira, Robert A. F. Thurman, Cortina Editore, 2004.

[2] Ibidem, p. 3, Dhammapada, The Way of Truth.

[3] Ibidem, p. 93.

 

 
 
 

6 pensieri su “Fuoco cammina con me

  1. La rabbia si deve cacciar fuori in un modo o nell’altro, non c’è alternativa. Sicuramente è meglio dargli una controllatina, imparare a gestirla…ma deve venir fuori guai all’accumulo…
    E’ vero che è una forma di comunicazione ma non tutti la recepiamo come tale…la persona che si presenta dinanzi a noi rossa dalla rabbia, urlante…certo è molto difficile da comprendere.
    Io ho uno strano rapporto con questo tipo di comunicazione. E’ capitato ed è normale che qualcuno mi abbia gridato addosso. Ebbene io ammutilisco. Non riesco a controbbattere. Osservo, apro gli occhi a dismisura e lascio che gridi. Piano, piano la persona si calma da sola perchè non trova “ossigeno che alimenti il suo fuoco”.
    Quando è rimasta un pò di brace riprendo il discorso…e allora parlo mettendo l’altra\o in condizione (poichè calmo\a) di ascoltare la mia versione.
    Ecco invece vorrei una reazione diversa da parte mia…vorrei adirarmi, buttare fuori la rabbia e non riesco.
    Tengo tutto dentro.
    Bah…non tutti siamo uguali…a quanto pare.
    E’ difficile accendere un fuoco come è difficile spegnerlo, a volte.

    Buona settimana
    .marta

    1. hai ragione Marta 🙂 infatti immagino che non sia uno spettacolo piacevole per chi lo guarda o meglio subisce…bisognerebbe trovare il giusto equilibrio, non tenere tutto dentro perché anche quello a lungo andare fa male, ma nemmeno urlare come dei forsennati, come a volte faccio io…buona settimana anche a te.

  2. … tempo fa anch’io mi sono trovato sono ben lontano dall’allora agognata stessa meta … ma con il tempo non sono proprio sicuro che la giusta direzione fosse davvero quella di “abbandonare” l’ira … adesso sono invece sempre più convinto che la vera grande prova sia misurarsi con essa, viverne la forza detonante e saperla controllare perchè anestetizzare anche solo in parte le proprie emozioni mi è sembrato per troppo tempo uno sterile esercizio di estraneazione da una realtà che proprio nell’ira prevede un (discutibile, ma umano) sistema di comunicazione … 😉

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