Il dodicesimo appuntamento con le interviste possibili si apre con un giovane autore campano, Domenico Cosentino, viaggiatore esperto, appassionato di blues, all’attivo numerose pubblicazioni tra raccolte di poesie, racconti e romanzi, Come un calzino bucato, Addio Kind of Blue, When the Saints, Le città invivibili, Discorsi filosofici con il mio gatto domestico, andiamo a conoscerlo meglio.
Benvenuto nel mio salotto virtuale, qui vista la varietà della tua produzione, ci vuole qualcosa di forte, scegli tu…
Un nocino della nonna? Ricordo quello che faceva mia nonna, tutto alcol puro e qualche noce. Imbevibile.
Va bene facciamoci del male, vada per il nocino, che tra l’altro è il primo liquore che ho assaggiato di nascosto da piccola, il ricordo era pessimo, vediamo se la memoria inganna o no…Cin cin!
Partiamo subito con una domanda semplice, che rapporto hai con la morte?
Qua da buon napoletano mi tocco i coglioni. In realtà io non ho paura della mia morte, mi spaventa più quella delle persone a cui voglio bene. Quindi è un rapporto equilibrato, io non caco il cazzo a lei e lei mi lascia stare. Ho paura del dolore.
In realtà pensavo al blues, il canto della rinascita nella sconfitta, ma anche a un tema ricorrente nei tuoi versi liberi, assenze che sono quasi lutti…e poi c’è la petite mort che mi sembra decisamente un’opzione migliore.
Molti titoli delle tue poesie ricordano o potrebbero essere dei titoli di canzoni, di fatto leggendole, sono delle colonne sonore di parole. Viene subito in mente “The Ghost”, dove la musica in sottofondo contrasta con la frase “Benvenuti all’inferno” scritta su un muro con una vernice rosso sangue…quando il paesaggio diventa per te scenario sonoro?
Hai colto nel segno. Per me la città, lo scenario industriale diventa fondamentale. Mi piace camminare, soprattutto di sera, e la città, i palazzi, le strade, il grigio mi ispira. Senza questi paesaggi, senza la vita della provincia napoletana forse non avrei mai scritto (per alcuni sarebbe stato un bene).
Parigi val bene una messa?
Anche due. Ti parlo della mia Parigi però, quella che ho vissuto io, anni fa, prima della crisi, prima dei nuovi governi. La città mi manca, come può mancarti una bella donna (o nel tuo caso un bell’uomo) di cui sei follemente innamorato.
Godard sosteneva in tempi lontani che “la televisione crea l’oblio, il cinema ha sempre creato dei ricordi”, hai dei ricordi ricorrenti?
Certo vengono quando meno te l’aspetti. Come un rapinatore su un motorino. Per questo scrivo, credo che mettendo i miei ricordi in un libro poi rimangono chiusi lì dentro e non escono più. Come una storia di Dylan Dog mi pare si chiamasse “La prigione di carta” in cui l’autore metteva i suoi demoni imprigionati nei suoi libri, per poterli fermare. Dopo questa cosa che ho scritto ti capisco se mi elimini dai tuoi contatti.
Al limite ti banno, scherzo 😉
Che video hai scelto per noi e perché?
Ho scelto “Midnight Walker” – Bohren & der Club of Gore, per due motivi, mi piace camminare di notte e perché sarà il titolo del mio prossimo libro. Tiè.
E noi ce l’ascoltiamo di gusto (su youtube)
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Le interviste continuano…STAY TUNED