E anche Goethe ha i minuti contati, siamo arrivati alla fine, quasi…torniamo al castello dove Lenardo, Friedrich e Wilhelm hanno ascoltato la storia di Melusine.
Il senso del peregrinare nasce dalla volontà di trovarsi in una condizione migliore, puntualmente disattesa per scoprire sempre nuove realtà. La differenza tra un vagare senza meta e un vagare saggio viene riassunta da una storia custodita nella biblioteca di Lenardo, il titolo già spiega molto, “La Folle che peregrina”, ma qui si allude alla follia nella ragione. Il Signor di Revanne, uomo ricchissimo e proprietario di una vasta tenuta, incontra passeggiando per la campagna una donna viandante. Colpito dalla sua bellezza, figura slanciata, occhi azzurri, vestita con merletti, calze di seta lucide, nonostante il dettaglio delle scarpe infangate denoti faticose camminate, comincia a conversare con lei. La donna racconta che quando ha necessità di guadagnare qualcosa lavora come domestica ma si capisce da come parla che è bene educata, non è orfana, la sua è proprio una scelta di vita. Affascinato sempre più, il Signor di Revanne la invita a casa sua, e lei a sorpresa si mette a suonare il piano e comincia a cantare una canzone che ha una nota finale poco rassicurante: …”così succeda ad ognuno, che di giorno, la sua nobile innamorata sfacciatamente inganna, e di notte con troppa ardita bilancia, al falso mulino di Amore striscia.”[1]
Fine della canzone, e l’argomento non viene più affrontato. Il Signor di Revanne e la sorella decidono di invitarla a rimanere nel castello con loro, la ragazza accetta di essere la loro governante, ma ogni volta che si tenta di avere una conversazione un po’ più privata si chiude a riccio e risponde per massime, vietato nominare l’argomento Amore. Ormai è chiaro che l’uomo si sta innamorando, ma scopre che deve competere con il figlio, lui ha cinquant’anni, lei ha solo ventuno anni. Per liberarsi della corte troppo insistente di entrambi, la ragazza confessa al Signor di Revanne la sua passione per il figlio, il figlio invece sempre più geloso, pensa che lei l’abbia tradito con il padre. La ragazza coglie l’occasione al volo, e si congeda aggiungendo che lei tornerà al “falso mulino” – quello nominato nella canzone che li aveva conquistati – solamente quando il suo innamorato si renderà conto di quello che ha perso. Padre e figlio sono sempre più perplessi e della ragazza non si viene a sapere più nulla, esce di scena.
Lenardo insieme ai suoi amici si ritrovano a parlare del Sodalizio Pellegrinante, una sorte di alleanza segreta che aiuta gli adepti nei loro commerci per il mondo. Jarno aka Montan ormai si è specializzato nell’industria mineraria. Lenardo invece confessa di aver rintracciato la brunetta che tanto voleva rivedere e consegna a Wilhelm le pagine del suo diario…Hersilie gli scrive che è stata ritrovata la chiave del cofanetto che lui aveva consegnato al vecchio custode, e che è certa che era stata rubata da Fritz, il compagno di giochi di Felix. Friedrich invece gli legge un’altra storia, “Dov’è finito il Traditore?”.
L’intreccio ruota sempre attorno al solito triangolo amoroso, un uomo che non a caso ha studiato Legge ma non sa decidere cosa sia giusto per sé, due donne su cui si è indecisi e l’arrivo di un rivale straniero, colto e sorprendente. Goethe gli affida il nome di Anton Reiser, un cameo omaggio al suo amico scrittore, Karl Philipp Moritz, che aveva pubblicato nel 1783 un romanzo autobiografico dallo stesso titolo. Lucidor è pazzo di gelosia quando vede Lucinde seduta su una panca con Antoni. Decisamente altri tempi, e dopo pagine di tormenti e anatemi contro Antoni, arriva la svolta, Lucinde gli va vicino e dice: “Lei è mio, io sua, io la tengo nelle mia braccia, non indugi a gettare le sue braccia attorno a me! Suo padre è d’accordo su tutto, Antoni sposa mia sorella.”[2]
Le cose però non vanno per il verso giusto, arrivano Antoni e Julie, e la donna lo invita a salire solo con lei in carrozza, lasciando Antoni a terra. Litigano impetuosamente, Lucidor viene inchiodato da una frase, “lei è un traditore! Abbiamo origliato di notte i suoi monologhi a voce alta.”
“Ma ora, cognata cara!”
“Adesso dice ‘cara’, che si è liberato di me…Ringrazi Iddio: tutto espiato, tutto perdonato, io non volevo lei, questo è vero, ma che lei non volesse assolutamente me, questo nessuno ragazza lo perdona…ecco la mia mano.”[3]
Scesi dalla carrozza Julie si precipita verso Antoni, e Lucinde accoglie Lucidor, e le coppie si allontanano nella campagna.
Lenardo si lancia in un monologo sulla natura umana, ammirato dalla bravura di Laurence Sterne e del suo viaggio sentimentale tra la Francia e l’Italia. Prima di ogni cosa bisogna ricordare tutti gli artisti con simpatia, perché “coinvolti nel movimento del mondo.” Pittori, musicisti, attori, insegnanti sono tutte categorie da rispettare. I veri pellegrini devono mantenere un legame con il mondo. Devono rispettare il culto di ognuno, e ogni forma di governo, imparando – e qui viene il difficile – a “esercitare e promuovere la morale senza pedanteria e rigidezza, come esige il Rispetto davanti a noi stessi.”[4]
The world is your oyster, il mondo è la tua ostrica.
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Altre letture
V e ultima parte… e adesso?! Complimenti per tutte le altre “parti”… precise e necessarie.
Grazie…Goethe è una lettura impegnativa, e la traduzione aulica non aiuta, continuerò con altri classici…a presto 🙂