“Stai in guardia, sii destro e alacre!”
Le lezioni del maestro Kretzschmar si rivelano all’altezza delle aspettative, esercitano su Adrian un fascino irresistibile e lo aiutano a sviluppare ancora di più i suoi gusti musicali, mentre l’amico, un giovane vecchio, è colpito dalla passione e dell’eclettismo dei temi affrontati. Kretzschmar conduce un’esistenza frustrata dalla vita noiosa di una cittadina di provincia, suona il piano gratis nei pomeriggi musicali in chiesa dedicati a Bach, Händel, Haydn ma ha una predilezione per le conferenze, conferenze a cui assistono Adrian, Serenus e qualche anima pia, un totale insuccesso a livello di pubblico, anche se il maestro, balbuziente nell’eloquio, si lancia in difese incondizionate su alcune soluzioni che ha intuito ascoltando la musica dei grandi maestri, quando non è in grado di completare il discorso perché le parole si inceppano, parte a suonare il piano con una veemenza esagerata, ma il suo entusiasmo è contagioso.
La prima grande lezione che i due ragazzi apprendono è su Beethoven, e la domanda che Kretzschmar pone è la seguente: Perché Beethoven non ha aggiunto un terzo tempo alla sonata per pianoforte op. 111?
Beethoven, che già nel 1820 stava diventando sordo, aveva aggiunto laconicamente che non ne aveva avuto il tempo ma Kretzschmar ha una sua teoria, non si può riprendere il II tempo con un addio assolutamente perfetto, cosa vuoi aggiungere dopo il commiato finale: “Dio fu sempre in noi, tutto un sogno fu, mi vuoi sempre bene”. Impossibile pensare a un ritorno.
La seconda è legata al difficile rapporto di Beethoven con l’uso delle fughe, prediligendo a Bach, che ne era stato l’interprete per eccellenza, Händel, che aveva avuto il merito di distanziare la musica dalla religiosità conferendole una maggiore solennità, proprio per inquadrarla in un mondo distante, a sé, autonomo e con una sua autorevolezza.
La terza lezione è un’analisi inaspettata sulla purità spirituale, innescata dal rapporto con l’occhio, la visione, partendo da un sonetto di Shakespeare, “to hear with eyes belongs to love’s fine wit” – ascoltare con gli occhi appartiene al fine ingegno dell’amore.” E sempre secondo il maestro il canone a sei voci di G.S. Bach è un autentico capolavoro, elaborato da un’idea di Federico il Grande, viene concepito come musica astratta, senza voce né strumenti, da intuire, nemmeno da suonare.
Il pianoforte è lo strumento che meglio di altri riflette per lui la natura spirituale che poi è l’aspetto che lo interessa maggiormente, e infatti la quarta lezione, di cui Serenus non ricorda con esattezza il titolo, ma che ha a che fare con i primordi della musica, citando anche l’anello del Nibelungo di Richard Wagner, diventa un’occasione per tornare indietro con la memoria al suo periodo americano, quando viveva in Pennsylvania ed era entrato in contatto con la comunità anabattista di John Conrad Beissel fondata sulla solitudine e il timore di Dio. Beissel aveva elaborato una teoria musicale tutta sua, sostenendo che in una scala ci devono essere padroni e servi, ricreando con le voci rigorosamente in falsetto una musica paradisiaca, da allora mai dimenticata.
Adrian segue sempre con maggiore passione e impegno i consigli del maestro sull’arte del contrappunto, e quando l’amico, ormai preoccupato per i troppi voli pindarici in campo filosofico e musicale, gli chiede “Dove andrai a finire?”. Adrian prontamente risponde, “io parlo della musica non di me.”
Grazie a Kretzschmar comincia ad apprezzare i concerti dal vivo, va a vedere le opere di Mozart e approfondisce lo studio dei lied. L’ultimo anno di liceo, dopo aver iniziato a studiare l’ebraico, decide di iscriversi con somma sorpresa di Serenus a teologia. Serenus sarà molto geloso dell’anglista e scrittore Rüdiger SchieldKnapp conosciuto a Lipsia, ma decide di seguire l’amico a Halle.
Adrian affitta una camera da una vedova, Serenus, si trova un posto provvisorio in un luogo così lontano, che in fondo sembra non aver mai lasciato la vecchia e piccola Kaisersaschern. Adrian tiene sempre sulla sua scrivania un quadrato magico con dei numeri che vanno dall’1 al 16, la somma sia verticale che orizzontale che in diagonale dà sempre 34, ed è lo stesso quadrato magico che si trova nella Malinconia di Dürer, vicino a una clessidra, un compasso, una bilancia, un poliedro e altri simboli. Segue le lezioni di teologia del professor Kumpf, un personaggio bizzarro che ha la mania del diavolo, e spaventa tutti i famigliari con dei racconti raccapriccianti pieni di parolacce, ma è il professore Schleppfuss, che già si presenta con il suo cognome, che vuol dire piede strascicante, che offrirà altri stimoli sulla psicologia della religione e i rapporti con il demonio.
La donna viene sempre e comunque descritta male, risalendo anche alla radice del significato del nome femina, combinazione delle parole fides e minus, per designare la sua fede scadente, e natura tentatrice. Schleppfuss ama gli aneddoti popolati da streghe, i ragazzi sono colpiti dal caso Klöpfgeistel, risalente al XV secolo, la storia di un bottaio che si innamora di una giovane donna di Costanza, Barbara, figlia unica di un campanaro vedovo. La coppia è fortemente ostacolata, e così i due, si vedono di nascosto e passano notti infuocate. Una sera, Heinz Klöpfgeistel, viene invitato dagli amici in un bordello, ma la prostituta che si sceglie dice di non essere soddisfatta. Un’altra volta viene sedotto dalla moglie di un cliente, e anche lì, non riesce a fare granché, e allora preoccupato di avere qualcosa che non va, decide di andare a confessare i suoi timori da un prete, che sentenzia senza avere nessun dubbio che l’uomo è vittima di un atto di stregoneria. Barbara viene immediatamente arrestata e dopo atroci tormenti confessa di aver fatto un rito per tenere l’uomo legato a sé per sempre, viene messa al rogo, e Heinz torna a frequentare tutte le donne che vuole. Schleppfuss lo considera un esempio efficace per illustrare l’importanza del corpo in quei secoli bui, in cui la magia si credeva avesse il potere di alterare la sostanza di altri corpi. Ormai è chiaro che il professore Schleppfuss sa farsi ascoltare per ore.
TO BE CONTINUED…
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Barbara viene messa al rogo. Tutti (…) i problemi cessano come d’incanto.
In certi ambienti si respira proprio cultura, vari interessi e la musica la fa da padrona. Il filo che unisce diversi temi….
Vado…alla terza parte
:)))