L’arte del “vero”

Ieri sono andata a Murano per lavoro. Da anni ci stanno dicendo che l’arte del vetro sta scomparendo, che ormai fanno tutto i cinesi. Mai visto così tante vetrerie, tutte stavano bene, un pullulare di forni e artigiani Vulcani in azione.

I cavalli di vetro restano in pole position da decenni, a seguire caramelle, pagliacci soprammobili, murrine, penne, lampadari, bicchieri, vasi, anelli, collane, braccialetti. Di tutto e di più. Gli oggetti rossi sono i più costosi perché contengono oro, illuminano le sale espositive con luci piene di calore.

In vaporetto i pochi abitanti dell’isola. I turisti trascinano scatole di cartone enormi con pezzi rari di vetro. Un olandese al mio fianco si mangiava di gusto delle patatine al peperoncino, succhiandosi le dita dopo ogni boccone. Per placare l’inevitabile arsura, un cartone di latte. Visto l’abbinamento ero curiosa di vedere cosa contenesse il suo bottino di viaggio, un lampadario tentacolare?

Sembravano contenti, mentre un vento gelido era impegnato a soffiare sulle nostre reni e tre cani con cappottino mimetico ululavano alle onde. Alla nostra sinistra l’isola di San Michele, il cimitero di Venezia dal 1806, e le rive grigie delle Fondamenta Nuove, all’angolo con il canale interno che porta in città l’edificio con un occhio gigante che inquadra fisso lo stesso tratto di cielo.

A quel punto non mi sarei stupita di vedere seduto al mio fianco un viaggiatore antico.

“Che ve ne pare?”

“Un’isola peculiarissima, forse Venezia ho paura di perderla tutta in una volta, ricorda Smeraldina…” *

§

*Un rimando a Marco Polo ne Le città invisibili di Italo Calvino.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2 pensieri su “L’arte del “vero”

Rispondi