Quando qualcuno vuole denigrare quello che hai scritto, comincia a darti dell’enciclopedista da strapazzo, “tu e quelle note da Wikipedia” – per poi scoprire che la stessa persona si è fatta pure scrivere la biografia su Wikipedia, fingendo di non avere nulla a che fare con quell’opera di divulgazione, approssimativa e poco affidabile.
Il bue che dice cornuto all’asino per rimanere in tema:
è facile criticare giustamente, è difficile eseguire anche mediocremente – sosteneva Denis Diderot – secondo Wikiquote, altra grande invenzione.
Anche qui si potrebbe discutere su quanto giustamente, giusta-Mente per chi? Come se l’informazione fosse un dato oggettivo in cui mettere in pratica le fatidiche cinque domande chiave della tradizione del giornalismo anglosassone: chi? che cosa? quando? dove? e perché?..ma è lunedì, e non partiamo subito con il piede di guerra, anzi..
Stamattina ho ricevuto l’invito da un literary strategist, un titolo che in italiano fa già sorridere.
Uno stratega letterario. Per cosa?
Per muovermi nel mondo letterario con passo felpato e consapevole. Prendiamola con humour.
Tra i messaggi c’è qualcuno che ulula fonemi alla tastiera, una diversa forma espressiva di un’arte che sfugge a qualsiasi definizione. Non so davvero cosa pensare, oscillo tra senso del pudore e pena: il viso è una maschera di dolore, le sopracciglia inarcate in un’espressione di sollievo in quel canto liberatorio che rispetto a distanza. Sembra felice.
A quel punto per solidarietà intono anch’io un canto improvvisato a squarciagola, mi salva il tasto rewind e una sana autocritica, certo se le pareti potessero parlare sarebbe un’altra storia.
(Mobius Trip, Hp Lovecraft)
Santa pazienza 😐
Che non ho..anche se credo di essere lievemente migliorata 😀