Giallo ambientato a Venezia nel ‘500, insolito, perché il protagonista è il pittore Giorgione che qui è alla prese con la risoluzione di un caso piuttosto intricato, nello sfondo labirintico di una Venezia lontana nel tempo.
Scritto in modo talmente convincente che già dalle prime pagine nessuno mette in dubbio che Zorzo Cigna – sì proprio il pittore Giorgione di Castelfranco (1478) sulla cui vita si sa poco o nulla: Aveva veduto di Giorgione alcune cose di mano di Leonardo, molto fumeggiate e cacciate…terribilmente di scuro [1], morto a Venezia di peste nel 1510 – si trasformi in un vero e proprio detective alla ricerca di una verità scomoda e difficile da decifrare.
La bravura è tutta dello scrittore Guido Sgardoli che riesce a farci credere fino alla fine che la finzione non sia inganno.
Quando l’ultima notte del Carnevale del 1509 fra’ Placidio viene trovato morto in un incendio scoppiato in un ricovero di mendicanti, vicino al convento di San Giovanni e Paolo, sappiamo già che la trama si aprirà a una nuova svolta: scoprire cosa si nasconde dietro a quell’incidente apparentemente fortuito per capire invece come siano andate le cose.
Del resto la veritas domenicana è il fine ultimo a cui si tende, tu non possiedi la verità ma è la verità che possiede te:
Sperava che l’abate potesse fare luce sulla questione. Zorzo era stato affidato alla cure spirituali di fra’ Placidio dallo stesso Francesco Colonna, allorché, una decina di anni prima, dalla torbida Castelfranco si era trasferito nella città lagunare, ancora acerbo nell’anima e nello stile. Colonna vantava amicizie importanti ed era inoltre l’autore inconfessato dell’Hypnerotomachia Poliphili, un poema molto diffuso, tacciato di ermetismo…[2]
Il frate domenicano introduce Zorzo allo studio dell’alchimia, grazie ai suoi insegnamenti comincia ad entrare in contatto con una società occulta, la misteriosa Voarchadumia (è parte della scienza che insegna la trasmutazione dei metalli, la cui presenza a Venezia non è mai stata provata), e a questo punto le acque volutamente si confondono…
Ad accompagnarlo in questo viaggio l’amore segreto per la bellissima Cecilia, prostituta di uno dei bordelli più frequentati di Venezia. Un sorprendente nero italiano. Le prove non mancheranno.
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[1] Giorgio Vasari, Vite, 1568.
[2] Rosso veneziano, Guido Sgardoli, Fanucci Editore 2019, p. 37.