Tra le grandi interpreti della poesia persiana spicca Forugh Farrokhzad (1935-1967), un’artista che si è distinta per il suo talento e il suo coraggio, aldilà delle vicissitudini sentimentali – il divorzio dal marito, il conseguente allontanamento dal nucleo famigliare e dal figlio, condannato duramente all’epoca – in una continua tensione alla ricerca di un’espressione di sé e di un universo poetico che racchiudesse e ispirasse altri mondi e altre visioni.
La sua prima raccolta di poesie venne pubblicata nel 1955, il suo unico documentario Khaneh siah ast (The House is black) sulla vita dei lebbrosi in Iran risale al 1963, ha vinto parecchi premi internazionali.
Per le traduzioni in italiano, segnalo È solo la voce che resta. Canti di una donna ribelle del Novecento iraniano a cura di F. Mardani[1].
In rete c’è moltissimo materiale in inglese. Ho trovato curioso che la parola “voce” nella poesia È solo la voce che resta, un manifesto sul rapporto tra la donna, la creatività e il potere, sia stata tradotta diversamente in inglese con sound, che sì richiama il significato di voce, ma assume una connotazione più ampia, perché diventa eco naturale di altri suoni, non necessariamente umani.
La versione che vi propongo è una mia traduzione dall’inglese dell’iranista Michael C. Hillmann, un’altra interpretazione possibile di “una discendente della stirpe degli alberi”…
È solo il suono che resta
Perché dovrei fermarmi, perché?
Gli uccelli se ne sono andati alla ricerca
della direzione azzurra.
L’orizzonte è verticale, verticale
e il movimento come una fontana;
e ai confini della visione
ruotano pianeti luminosi.
La terra in elevazione raggiunge la ripetizione
e i pozzi di aria
si trasformano in canali di connessione;
e il giorno è una vastità,
che non si adatta alla mente ristretta
dei vermi dei giornali.
Perché dovrei fermarmi?
La strada passa attraverso i capillari della vita,
la qualità dell’ambiente
nella nave dell’utero della luna
eliminerà le cellule corrotte.
E nello spazio chimico dopo l’aurora
c’è solo il suono,
il suono che attirerà le particelle del tempo.
Perché dovrei fermarmi?
Cosa potrebbe essere la palude?
Che cosa potrebbe essere la palude se non terreno fertile
per insetti corrotti?
Cadaveri tumefatti scarabocchiano i pensieri dell’obitorio,
chi è poco virile ha nascosto
la sua mancanza di virilità nell’oscurità,
e l’insetto…ah,
quando l’insetto parla,
perché dovrei fermarmi?
La cooperazione delle lettere di piombo è futile,
non risparmierà il misero pensiero.
Sono una discendente della stirpe degli alberi.
Respirare aria stantia mi deprime.
Un uccello morto mi consigliò
di consegnare il volo alla memoria.
Il massimo sforzo dei poteri è l’unione,
legarsi al principio raggiante del sole
e riversarsi nella comprensione della luce.
È naturale per i mulini a vento andare a pezzi.
Perché dovrei fermarmi?
Stringo al mio seno
i fasci acerbi di grano
e li allatto.
Il suono, il suono, solo il suono
il suono di desideri limpidi
di acqua che scorre,
il suono della caduta di una stella di luce
sulla superficie della femminilità della terra
il suono del legame tra il seme del senso
e l’espansione di una mente condivisa di amore.
Il suono, il suono, il suono,
rimane solo il suono.
Nella terra dei nani,
i criteri di valutazione
hanno sempre viaggiato nell’orbita dello zero.
Perché dovrei fermarmi?
Obbedisco ai quattro elementi;
e il lavoro per schizzare
la costituzione del mio cuore
non è affare
del governo locale dei ciechi.
Che cos’è rispetto a me la lunga lamentosa sfrenatezza
negli organi sessuali degli animali?
Che cos’è rispetto a me l’umile movimento del verme
nel suo vuoto di carne?
La stirpe sanguinante dei fiori
Mi ha affidato alla vita.
E tu conosci la stirpe
Sanguinante dei fiori?
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[1] Aliberti Editore, Reggio Emilia, 2009.
In merito alla versione originale in inglese, avevo messo il link ma purtroppo è stato rimosso, e siccome sono contraria a ogni forma di censura, e non abito “nella terra dei nani”, lo posto direttamente qui:
It is only sound that remains Why should I stop, why? The birds have gone in search of the blue direction. The horizon is vertical, vertical and movement fountain-like;
And at the limits of vision shining planets spin. The earth in elevation reaches repetition, and air wells changes into tunnels of connection; and day is a vastness, which does not fit into narrow mind of newspaper worms.
Why should I stop? The road passes through the capillaries of life, the quality of the environment in the ship of the uterus of the moon will kill the corrupt cells. And in the chemical space after sunrise there is only sound, sound that will attract the particles of time. Why should I stop?
What can a swamp be? What can a swamp be but the spawning ground of corrupt insects? Swollen corpses scrawl the morgue’s thoughts, the unmanly one has hidden his lack of manliness in blackness, and the bug… ah, when the bug talks, why should I stop?
Cooperation of lead letters is futile, it will not save the lowly thought. I am a descendant of the house of trees. Breathing stale air depresses me. A bird which died advised me to commit flight to memory. The ultimate extent of powers is union, joining with the bright principle of the sun and pouring into the understanding of light. It is natural for windmills to fall apart.
Why should I stop? I clasp to my breast the unripe bunches of wheat and breastfeed them.
Sound, sound, only sound, the sound of the limpid wishes of water to flow, the sound of the falling of star light on the wall of earth’s femininity the sound of the binding of meaning’s sperm and the expansion of the shared mind of love. Sound, sound, sound, only sound remains.
In the land of dwarfs, the criteria of comparison have always traveled in the orbit of zero. Why should I stop? I obey the four elements; and the job of drawing up the constitution of my heart is not the business of the local government of the blind.
What is the lengthy whimpering wildness in animals sexual organs to me? What to me is the worm’s humble movement in its fleshy vacuum? The bleeding ancestry of flowers has committed me to life. Are you familiar with the bleeding ancestry of the flowers?
grazie Branoalcollo, per questo straordinario e poetico lavoro di divulgazione e per condividere con noi le tue scelte culturali, sempre raffinate ed eleganti. Il tuo blog è uno dei nostri blog preferiti…
Grazie a voi…l’idea è proprio quella di fornire se non altro degli spunti di riflessione, dare maggiore spazio alla poesia, cercando di non annoiare il lettore…
operazione perfettamente e elegantamente riuscita. Grazie Branoalcollo!
Straordinaria!
Grazie Paola, una grande poetessa, mi sono emozionata a tradurla…
Io a leggerla, grazie 🙂
🙂 una donna molto coraggiosa che ha saputo ribellarsi alle convenzioni sociali per dare voce a una nuova visione nell’arte e nella poesia. Mi ha sempre affascinato la sua storia, nell’Iran degli anni ’60, stroncata purtroppo da una fine prematura.