Tempus fugit

E pure Spock è emigrato altrove, per qualche ora tutti vulcaniani convinti con quel saluto che proprio tanto naturale non è, ma un altro personaggio della mia fantascienza che guardavo da piccola e meno piccola in meno, restano le repliche. Quella razionalità straniante che ci mette subito in difficoltà, e rende noi umani talmente fragili da farci tenerezza da soli. Un alieno rispettato nonostante la sfilza di film catastrofici in cui gli alieni non sono buoni affatto, anzi ci massacrano e anche con ragione, se c’è un pianeta distrutto, potrebbe essere opera di un’astronave di cardassiani incazzati.

Star Trek è una serie che ho seguito negli anni, « Space: the final frontier. These are the voyages of the starship Enterprise. Its five-year mission: to explore strange new worlds, to seek out new life and new civilizations, to boldly go where no man has gone before. »

La missione è andata ben oltre i cinque anni, le Enterprise si sono moltiplicate con l’aggiunta instancabile di nuovi episodi e personaggi, l’inimitabile Data, il robot umanoide che voleva essere umano, e generazioni e generazioni di alieni e figli di alieni… i Klingon mi sono sempre stati simpatici anche se un invito a cena è da evitare, bevono brodaglie mescolate a sangue, e cantano nenie interminabili ma recitano Shakespeare a memoria, esiste nello spazio là fuori qualche versione dell’Amleto, taH pagh tah be’, questo è il problema, dei samurai spaziali orgogliosi e fieri. Da non sottovalutare i telepatici e gli empatici, i Betazoidi, poi c’è Odo, il mutaforma, oggettivamente di rara bruttezza, che originariamente si chiamava Niente, perché figlio di un esperimento da laboratorio, spedito nello spazio per studiare altre forme di vita, senza passato e senza storia, poi si innamora di Kira e la storia prende un’altra piega. Quelli più indaffarati rimangono i Ferengi pazzi per il commercio – un saluto a Stakanov 😉 – per Quark non esiste mai un piccolo affare. Le donne ferengi contano come il due di coppe, a parte la madre di Quark che dà consigli e si dedica al commercio, e certi ruoli si ripetono nei secoli dei secoli. I Borg hanno una memoria da robot e meglio non avere discussioni con loro. Tra i medici, di tutte le serie, il più fuso è Phlox, intanto è un Denubulano, dorme pochissimo, ogni anno va in letargo per una settimana, gonfia il viso come un pesce per “spaventare eventuali assalitori”, cura con strani animali alieni, e resiste agli attacchi di virus letali. E tra i capitani, dopo il manzifero William Shatner, che però amava le aliene come nessuno, sciogliendo trecce di capelli inanellati in acconciature complicatissime – ha baciato pure Uhura, la fidanzata poliglotta di Spock – a me piaceva Jean-Luc Picard, o meglio la voce di Jean-Luc Picard, anche perché nelle sue puntate si giocava nel ponte ologrammi, una delle invenzioni più belle in cui rifugiarsi nei ritagli di tempo, tra un attacco di laser e un missile, essere altro, viaggiare altrove, il viaggio nel viaggio nel viaggio. O forse perché si avverava quanto aveva profetizzato Spock, “è curioso come spesso voi umani riusciate ad ottenere tutto quello che non volete.”

4 pensieri su “Tempus fugit

  1. Ricordo che la serie (a quei tempi ero poco più che bambino) era una delle mie preferite e non perdevo quasi mai un episodio che guardavo in compagnia di mio padre. Dott Spock era forse il presonaggio chiave che teneva uniti tutti gli altri ed era sempre al centro dell’apertura e della chiusura di ogni puntata! Io avrei amato avere ne mi armadio la cabina del teletrasporto… che bei tempi! e pensare che erano “solo” dei viaggi intergalattici…

    1. il teletrasporto è un’altra invenzione che sarebbe utilissima, il famoso beam me up Scotty…oggi un amico mi ha mandato pure la spiegazione del saluto vulcaniano, ispirato a un episodio della sua infanzia, una benedizione sacra yiddish in cui bisognava coprirsi il viso, Nimoy invece per curiosità scostò le dita e quando gli venne affidata la parte molti anni dopo, pensò immediatamente a quel gesto, viaggi davvero inter-planetari

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