In alto, sugli stagni, sulle valli,
sopra i boschi, oltre i monti, sulle nubi
e sui mari, oltre il sole e oltre l’etere,
al di là dei confini delle sfere
stellate, tu, mio spirito, ti muovi
agilmente: dividi la profonda
immensità, come un buon nuotatore
che gode in mezzo alle onde gaiamente,
con virile e indicibile piacere.
Fuggi lontano da questi miasmi
ammorbanti, e nell’aria superiore
vola a purificarti e bevi come
un liquido divino e puro il fuoco
che colma, chiaro, le regioni limpide.
Fortunato colui che può con ala
vigorosa slanciarsi verso campi
sereni e luminosi, abbandonando
i vasti affanni ed i dolori, peso
gravante sopra la nebbiosa vita;
colui che lascia andare i suoi pensieri
come le lodolette verso i cieli,
nel mattino; colui che sulla vita
plana, e, sicuro, intende la segreta
lingua dei fiori e delle cose mute.
*
Ho abbracciato l’alba d’estate.
Nulla si muoveva ancora sul frontone dei palazzi. L’acqua era morta. Le zone d’ombra non lasciavano la strada nel bosco. Ho camminato, ridestando gli aliti vivi e tiepidi, e le pietre preziose guardarono, e le ali si alzarono senza rumore.
La prima impresa, fu, nel sentiero già pieno di freschi e smorti fulgori, un fiore che mi disse il suo nome.
**
Il tuo verso sia la buona avventura
sparsa al vento increspato del mattino
che va sfiorando la menta e il timo…
E tutto il resto è letteratura.
***
E suona ancora l’ora, e mi squilla
due volte un grido quasi di cruccio,
e poi tornata blanda e tranquilla,
mi persuade nel mio cantuccio:
è tardi! è l’ora! Sì, ritorniamo
dove son quelli ch’amano ed amo.
***
Tutto sarà come al tempo lontano,
L’anima sarà semplice com’era;
e a te verrà, quando vorrai leggera
come vien l’acqua al cavo della mano.
***
Limpido fresco ed elettrico era il lume
della sera e là le alte case parevano deserte
laggiù sul mar del pirata
de la città abbandonata
tra il mare giallo e le dune…
***
E ad un tratto il ricordo m’è apparso. Quel sapore era quello del pezzetto di “maddalena” che la domenica mattina a Combray (giacché quel giorno non uscivo prima della messa), quando andavo a salutarla nella sua camera, la zia Léonie mi offriva dopo averlo bagnato nel suo infuso di tè o tiglio. La vista della focaccia, prima d’assaggiarla, non m’aveva ricordato niente.
***
Sul ponte si cullava la rugiada dalla testa di gatta.
***
Dovevamo saperlo che l’amore
brucia la vita e fa volare il tempo.
***
Eppoi il tempo, per me, non è quella cosa impensabile che non s’arresta mai. Da me, solo da me, ritorna.
***
E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.
***
mais tout j’ adore en mon jargon
et tout en mon jargon s’adore.
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Elevazioni tratte da C. Baudelaire, A. Rimbaud, P. Verlaine, G. Pascoli, G. D’Annunzio, D. Campana, M. Proust (nella traduzione di Natalia Ginzburg), A. Bréton, V. Cardarelli, I. Svevo, E. Montale, A. Zanzotto. La musica è di Angelo Badalamenti per il film The Straight Story di David Lynch.
L’ha ribloggato su BLOG atelier meta-morphic.
grazie!