Infatti si tratta del Fantino Perduto di René Magritte (1948), movimento statico in una natura connotata da alberi che sono anche versioni di bilboquet (letteralmente tazza e palla), sorta di birilli di un gioco antico che risale al Cinquecento, approdato in Giappone grazie alle vie della seta nel Seicento con il nome di Kendama – chi perdeva beveva un altro bicchiere, che non era mai il bicchiere della staffa. Si è poi evoluto in un vero e proprio gioco di società, compare in qualche cartone animato con tanto di regole e strategie di lancio della palla da infilzare..il coraggioso e battagliero Yattaman, cantato dai Cavalieri del Re, qui siamo oltre il surrealismo. Le metafore continuano a viaggiare verso destinazioni inaspettate.
C’est plus fort que de jouer au bilboquet
Insistente come nessuna prima, grande pena punto.