Montaigne e la sua gattina

Poesia di Herman Melville, [titolo originale Montaigne and his kitten].

In alternativa alle miriadi di pagine dedicate alla balena bianca, la gattina del filosofo e scrittore francese. Qui Melville si spinge oltre l’intuizione originaria di Montaigne: quando mi trastullo con la mia gatta, chi sa se essa non faccia di me il proprio passatempo più di quanto io faccia con lei?

Siamo certi di capire il linguaggio degli animali? Melville mette in scena un monologo possibile, ai confini della realtà. Blanche continua a ronfare, ed è un ottimo indizio.

Vieni qui Blanche! Siamo io e te.

Ora che non ci sono tonti in giro

A dire che facciamo follie – folleggiamo!

Lo sai che noi, siamo uno, nell’animo,

Diplomati di scuole non faticose;

Evitiamo ancora le cose superflue;

Lasciamo perdere l’ambizione,

Mentre i poveri giullari lottano e si affannano,

Delirano e si consumano, sgobbano e si danno da fare,

A caccia perenne, avanti e indietro,

Di mete che di rado procurano

Una magra esenzione dal dolore della vita.

*

Ma il sermone usa la prosa, e la uso anch’io.

Blanche, permettimi di legarti attorno al collo impellicciato

Questo Ordine, questo nastrino valoroso –

Me l’ha appuntato il Re.

*

Ma ahimè tesoro, ascolta!

Farai sempre le fusa così come fai –

Sarai sempre comoda?

Non vorresti che ora toccasse a te

La nostra eternità grandiosa?

Puah! Che damerini che siamo noi umani,

Non disposti ad accogliere tra noi

La più bianca cerbiatta, nemmeno te –

Noi, gli umani immacolati, noi!

*

Predico, scrivendo prosa – corri e scappa,

La serietà non è affatto divertente.

Diamine, Blanche, stasera faremo capriole,

I cuori saranno per noi ritmo e luce –

Saltella, balza e scherza, gioca:

I saggi fan follie finché gli è permesso.

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[1] Alla gatta Blanche lo stesso collare che fu dato a Michel Eychem de Montaigne dall’Ordine di Saint Michel. Foto, cortesia di Wiki.

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