Cuor di leone

San Girolamo, patrono dei traduttori, a volte è raffigurato in compagnia di un leone. A Venezia, alla Scuola di San Giorgio degli Schiavoni, un intero ciclo di Vittore Carpaccio è dedicato al santo. Nella tela “San Girolamo e il leone nel convento”, il santo ritorna dall’eremitaggio nel deserto con un leone che aveva ammansito togliendogli una spina dalla zampa. L’opera mostra il momento in cui i frati del convento vedono la belva e fuggono terrorizzati prima che il monaco possa raccontare come siano andati i fatti. Ci sono moltissimi altri dipinti legati all’episodio del leone accudito dal santo. Alla National Gallery di Londra si può ammirare il quadro straordinario di Antonello da Messina. In realtà l’associazione santo-leone è piuttosto comune, basti pensare a San Marco…

Ma come mai il leone accompagna quasi sempre l’eremita nelle sue peregrinazioni? La spiegazione più convincente e commovente viene proprio da James Hillman che ha scritto un bellissimo saggio sul pensiero del cuore. (1)

Il leone ruggisce al deserto dell’anima, San Girolamo abita il cuore del leone. Qui la rabbia leonina non è associata all’aggressione, all’ostilità, alla violenza, ma alla vitalità delle emozioni, le passioni dell’anima rendono abitabile persino il deserto. Non a caso, l’animale scelto dal santo è il re degli animali, un animale regale che diventa il guardiano di un sottile equilibrio tra rabbia e pulsione. La preghiera nasce proprio come diretta conseguenza della confessione, la necessità di spostare la riflessione da sé al potere indipendente ed evocativo delle immagini.

Nel Fedro di Platone, come ricorda Hillman, Socrate significativamente nomina per primo Pan, il semidio figlio di Hermes e della ninfa Driope: “O Caro Pan, e voi altre divinità di questo luogo, datemi la bellezza interiore dell’anima e, quanto all’esterno, che esso si accordi con ciò che è nel mio interno“.

Per l’eremita il ruggito del leone non è altro che il risveglio dell’anima.

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(1) L’anima del mondo e il pensiero del cuore, Adelphi, Milano, 2002.

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