Quattro passi intorno a San Girolamo

30 Settembre | San Girolamo | Patrono dei traduttori |

A Venezia il nome rimanda alla sede di un distributore di benzina, di una scuola elementare a Cannaregio, dell’Ateneo Veneto (San Fantin o Scuola di San Girolamo applicata alla giustizia, nota anche con il nome di scuola dei picai (impiccati), accompagnavano al supplizio i condannati a morte). L’edificio, dopo la soppressione della Scuola di San Girolamo, nell’Ottocento venne affidato alla Società Veneta di Medicina, che poi si unì ad altri istituti culturali, dando vita nel 1812 all’Ateneo Veneto di Scienze, Lettere ed Arti.

Frequentato nel corso degli anni da Daniele Manin, Nicolò Tommaseo, Pietro Paleocapa – il signore in pietra raffigurato seduto nella statua dei giardini Papadopoli vicino a Piazzale Roma, ingegnere e direttore delle opere pubbliche a Venezia – Alessandro Manzoni, Antonio Fogazzaro, Diego Valeri – poeta e traduttore italiano, autore della sempreverde Guida sentimentale di Venezia -, Carlo Rubbia.

Ancora una volta grazie a San Girolamo, emergono nuovi indizi, come il suo commento al Libro di Zaccaria: oscurissimo.

Ritorno alla guida di Diego Valeri, originario di Piove di Sacco, trasferitosi a Venezia, anche lui mette tra le sue zone preferite la fondamenta delle zattere. Nel Diario del Novecento descrive il tratto di strada che separa la riviera del Brenta all’arrivo in laguna, tragitto che conosco a memoria, tale e uguale. Un tempo c’era il trenino, ora sostituito da una corriera camuffata da bus tecnologico extra-urbano che ci impiega sempre troppo mentre il paesaggio scorre lentamente fuori dal finestrino, gli alberi antichi, le ciminiere di Marghera, il degrado della zona industriale abbandonata a se stessa, le scritte sui muri del centro Rivolta, e poi una volta imboccato il ponte della Libertà, la luce della laguna ti proietta come d’abitudine in un altro regno.

Ma la città dove si vive? chiedi…

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