Diamo i numeri?

8.8.2018

Sarà per il caldo, la mattina è iniziata con una discussione sui numeri, che data eh? Si parte dalla somma 16 + 2 + 1 + 8 = 27 quindi 9 e poi non si sa dove va a finire.

Nel nostro caso, siamo arrivate a commentare La vita di Pi, il film di Ang Lee, tratto dal bestseller di Yann Martell, lo scrittore canadese che ha vinto il booker prize nel 2002, trasmesso ieri su RAI5, un’autentica manna visto il degrado dei programmi estivi e non solo, è tutta un’operazione nostalgica, ma cosa dobbiamo recuperare di un passato che ci inchioda a un tempo che non vive?

Il film (e il libro) pongono varie questioni su cui vale la pena riflettere.

Intanto la memoria è fiction, tutto si trasforma in racconto che ha poco che a vedere con la “realtà” là fuori, riflesso emotivo e non solo di quanto dobbiamo affrontare. In questo caso la storia sorprendente di un naufragio, perdere tutto e ritrovarsi completamente soli alla deriva, un ragazzo che vede morire tutta la famiglia e si ritrova in mezzo al mare su una scialuppa in compagnia di una tigre che ha un nome umano, avrebbe dovuto chiamarsi Thirsty (Assetata) ma per un errore del custode prende il nome del suo cacciatore Richard Parker. La tempesta, la violenza dell’impatto delle onde a cui non è preparato, lo obbligano a diventare saggio, a cercare di trovare un senso nel caos, ad occuparsi di se stesso senza mezzi e con una belva feroce che ha fame più di lui. La missione da supereroe lo tiene in vita, in mente la lezione sempre presente del padre, “non farti ingannare dagli occhi della tigre, il lato umano che vedi è solo il tuo riflesso”…già…ma che farsene di quel riflesso in mezzo a un oceano burrascoso?

A fatica impara a convivere con la paura, e quando sembra non farcela più, arriva un messaggio inaspettato da quella natura matrigna che a volte si ricorda di lui e gli dà qualche momento di tregua, e la speranza si nutre di altre piccole speranze, una pesca inaspettata, la belva che a forza di ruggiti sembra capirlo fino a che il naufragio finisce e finalmente si tocca terra.

Una volta approdati su una spiaggia deserta, la belva sparisce, senza mai voltarsi indietro, sta dimostrando di essere più saggia del ragazzo o è solo una sua percezione?

Su un letto di un anonimo ospedale gli umani stentano a credere che un ragazzo sia sopravvissuto in mare per tutto quel tempo da solo con una tigre di cui non si ha nessuna traccia. Siamo sicuri che non si sia inventato tutto?

E allora Pi cambia versione. Non credete al fantastico? Benissimo, cambio rotta, vi racconto un’altra verità, un racconto terribile, pieno di violenza in cui gli umani prendono il posto degli animali, sono cannibali crudeli che si ammazzano l’un l’altro, si torturano, e fanno una fine sciagurata. E io sono l’unico sopravvissuto, così voi assicuratori potete chiudere e archiviare definitivamente il caso. Il resto continua a esistere altrove e voi non lo vedrete mai.

La tigre Richard Parker non mi aveva mai visto come un amico, dopo tutto quello che avevamo passato, non si voltò nemmeno, ma io credo che nei suoi occhi ci fosse molto più che il semplice riflesso delle mie emozioni. Lo so, l’ho percepito, anche se non posso provarlo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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