Ieri leggevo alcune citazioni sulla memoria. Le combinazioni sono surreali: Agostino di Ippona, l’immancabile Oscar Wilde, Rat-man, un frammento di una poesia di Ungaretti con la nostalgia insolita di una memoria onesta.
Figlia indiscreta della noia,
Memoria, memoria incessante,
Le nuvole della tua polvere,
Non c’è vento che se le porti via?
Gli occhi mi tornerebbero innocenti,
Vedrei la primavera eterna
E, finalmente nuova,
O memoria, saresti onesta.
Mancava decisamente qualcosa..seppure la memoria resti comunque selettiva, una narrativa a sé che ridice omettendo. Ma qui trovava voce Caino, Caino rivisitato da Giuseppe Ungaretti, nella raccolta Sentimento del Tempo (1933), scritta dopo una crisi religiosa riassunta nel capolavoro Pietà, un canto che diventa preghiera:
Sono un uomo ferito.
E me ne vorrei andare
E finalmente giungere,
Pietà, dove si ascolta
L’uomo che è solo con sé..
E da quella pietà anche Caino ritrova un senso.
Corre sopra le sabbie favolose
E il suo piede è leggero.
O pastore di lupi,
Hai i denti della luce breve
Che punge i nostri giorni.
Terrori, slanci,
Rantolo di foreste, quella mano
Che spezza come nulla vecchie querci,
Sei fatto a immagine del cuore.
E quando è l’ora molto buia,
Il corpo allegro
Sei tu fra gli alberi incantati?
E mentre scoppio di brama,
Cambia il tempo, t’aggiri ombroso,
Col mio passo mi fuggi.
Come una fonte nell’ombra, dormire!
Quando la mattina è ancora segreta,
Saresti accolta, anima,
Da un’onda riposata.
Anima, non saprò mai calmarti?
Mai non vedrò nella notte del sangue?
Figlia indiscreta della noia,
Memoria, memoria incessante,
Le nuvole della tua polvere,
Non c’è vento che se le porti via?
Gli occhi mi tornerebbero innocenti,
Vedrei la primavera eterna
E, finalmente nuova,
O memoria, saresti onesta.