La città anadiomene dalle braccia di marmo

In una parola Venezia! Definizione dannunziana ispirata a Venere, nata dalla spuma del mare. Sostituire mare con laguna, per procedere nella lettura de Il Fuoco.

Che Stelio sia un personaggio impegnativo si capisce dalle prime righe, per averne la certezza definitiva sarà ascoltare il discorso preparato per Palazzo Ducale, una lezione sulla città e la sua anima autunnale così bene rappresentata dai quadri del Giorgione e del Tintoretto.

La prima riflessione prende spunto da Leonardo da Vinci, la pittura come sorella della musica, poesia muta in cui gli artisti sono dei musicisti inconsapevoli. L’Allegoria dell’Autunno di Tintoretto rivela una immagine superiore creata dal nostro sogno di ieri. Venezia diventa una città di Vita, lontana dall’immaginario mortifero di un luogo in cui ritirarsi ma forza motrice che si rinnova ogni volta.

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Esaltato dalla sua visione, alla fine del suo intervento incontra la cantante Donatella Arvale che delizia il pubblico con un’aria di Benedetto Marcello, tratta dall’Arianna, “come puoi vedermi piangere”. Abbagliato dalla intensità della giovane interprete, il poeta già la immagina protagonista dei suoi drammi, la Foscarina osserva preoccupata, sullo sfondo il palazzo di Desdemona sul Canal Grande.

A cena la conversazione degli invitati passa a Wagner che Effrena considera troppo lontano dal suo mondo latino, anche se il Parsifal lo conquista, insieme alla doppia natura dell’eroina Kundry. L’intenzione è di rivedere la Foscarina una volta salutati gli ospiti, lei non riesce più a respingere il pericolo di una relazione a cui non sa più resistere. Persa come il suo soprannome, Perdita. In giardino scoppia la passione.

Stelio si allontana in gondola per esplorare la città da solo lungo il Canal Grande, arrivato nel bacino di San Marco, ordina al gondoliere di trovargli una barca che vada verso il mare. Il paesaggio tra San Giorgio e San Marco gli fa capire come la sua intuizione iniziale sia stata giusta. Riscopre il senso della sua missione, tutto ritorna ad avere un senso nuovo.

“Creare con gioia!”. E il mondo era suo.

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©Naya Carlo (1816-1882) – Palazzo Contarin Fasan – Public Domain

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