L’altra faccia della prosopopea

Qui gli esempi si moltiplicano, figura retorica che consiste nel far parlare cose, persone assenti, oggetti inanimati come se fossero “vivi”. Personificazione dal greco prosopon = volto.

In una parola boria. Non solo vanagloria, tracotanza, pomposità, spocchia, a volte, anche le pietre parlano.

Pigmalione si innamora di una statua di Venere nei racconti di Ovidio, che diventa Galatea in altre versioni. La statua prende vita e dall’unione dei due nasce Pafo. Passano secoli, e la statua viene sostituita con la figura della fioraia Eliza Doolittle, costretta a seguire lezioni di fonetica dal Professor Higgins nella commedia di Shaw. I due mondi rimangono inconciliabili, il lieto fine è riservato al musical My Fair Lady.

Vincenzo Monti invece si era spinto ben oltre: la statua di Pericle faceva le lodi di Pio VI, Papa Giovanni Angelo Braschi.

Io de’ forti Cecropidi
     Nell’inclita famiglia
     D’Atene un dí non ultimo
     Splendor e maraviglia,
A riveder io Pericle
     Ritorno il ciel latino,
     Trïonfator de’ barbari,
     Del tempo e del destino.

[…]

Ed aspettai benefica
     Etade, in cui sicuro
     Levar la fronte e l’etere
     Fruir tranquillo e puro.
Al mio desir propizia
     L’età bramata uscío,
     E tu sul sacro Tevere
     La conducesti, o Pio.

Grazie al ritrovamento di un busto di Pericle a Tivoli, Monti volava dalla democrazia ateniese alla corte di Pio VI, per poi passare ad altri interessi, componendo anche un’ode alla mongolfiera.

Ritornando all’origine del mito, Frazer, ci fa sapere che in realtà, la leggenda di Pigmalione celebrava le sacre nozze tra i re di Cipro e la divinità Afrodite, in senso reale e figurato. E Pigmalione aveva un equivalente in Pumiyathone, re fenicio, secondo un’iscrizione punica. Pigmalione era anche il re di Tiro, fratello di Didone. La faccenda si complicava nei riti propiziatori, dedicati alla dea, in cui i re, se volevano continuare a regnare alla morte delle mogli, dovevano sposare le figlie per mantenere la corona. Non si trattava di uno pseudo-matrimonio con una statua, tutt’altro, ogni Adone aveva la sua Astarte sacra..nei santuari di Pafo (Cipro) si praticava la prostituzione sacra per propiziare la ierogamia.

Oltre la prosopopea, ricompare in sogno il cane di Annibale, Astarte, che nel fumetto incompiuto di Paz, continua a raccontarci la storia a modo suo: “Li senti i campanelli, le urla, i bramiti dei cammelli?”..

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