Il Fuoco – V e ultima parte

Stelio con la Foscarina vanno a far visita a Lady Myrta che ha un magnifico palazzo, circondata da levrieri. Due levrieri dal nome biblico – Gog e Magog li aveva regalati a Stelio – già il nome è un indizio, giganti, ma anche popoli e nazioni lontanissime. Gog a forza di cacciare lepri è diventato storpio. Lady Myrta gli offre il suo Donovan…e ricorda una storia tristissima di una donna francese uccisa durante una battuta di caccia, colpita da un colpo mortale riservato a una lepre e che sarà fatale per entrambe.

Dentro la Basilica dorata di San Marco la Foscarina trova il coraggio di lasciarsi andare a uno sfogo, chiede a Stelio di lasciarla perdere. “Tutto è compiuto.” Poi si incammina nello stesso luogo dove gli aveva presentato Donatella Arvale, vicino alla porta della carta. Sull’isola della Giudecca, in uno dei suoi giardini segreti, si rimette a pensare alla lettera ricevuta dalla giovane cantante e la mente corre a un brutto presentimento, la fine del suo amore per Stelio e la minaccia di una giovane amante che potrebbe essere chiunque, non solo Donatella. E mentre delira nella sua gelosia, D’Annunzio inserisce nello sfondo le urla delle folli dall’Isola di San Clemente, giusto per non farci mancare nulla. Siamo a novembre, il mese dei morti e il quadro più cupo è al completo.

Straziante dolcezza di quel novembre sorridente come un infermo che ha una tregua al suo patire e sa che è l’ultima e assapora la vita che con una grazia novella gli scopre i suoi più delicati sapori nel punto di abbandonarlo…

Il paesaggio esteriore cambia quando arrivano a Fusina e Stelio la consola come può “Mi perderai”…”questa parola è tua, è uscita dalle tue labbra.”

Silenzio fino a Villa Pisani a Strà, un lungo tragitto ed entrano a visitare le sale piene di storia e di ricordi. La Foscarina è sempre più a disagio, lo supplica di uscire all’aria aperta.

“La vita potrebbe ancora essere dolce”…fino a che Stelio non le chiede di partire con lui. La Foscarina non vuole, non trova tregua da se stessa.

Stelio decide di entrare nel labirinto e lì sarà a lei a dover trovare lui, il solo pensiero di incarnare la figura di Arianna che tutti sappiamo che fine farà la fa preoccupare ancora di più, a questo si aggiunge l’inquietante coincidenza con il personaggio di scena interpretato da Donatella Arvale al loro primo incontro – ARIANNA. La Foscarina si sente spacciata, alla prima ansa di siepe, di Stelio nemmeno l’ombra mentre il poeta la incita a seguirlo. Un gioco perverso in cui si diverte solo lui mentre la Foscarina è sempre più terrorizzata. Sono costretti a urlare per farsi sentire dal custode. Lei, pallida ed esausta, lui, felice come un ragazzino.

Il viaggio di ritorno è ancora più faticoso. All’improvviso la Foscarina ha il coraggio di affrontare le sue paure e chiede “Pensate spesso a Donatella Arvale?”

La risposta è proprio quello che lei teme, “sì qualche volta.” E per peggiorare le cose, aggiunge, “la sua voce non si dimentica.”

Si arriva finalmente a Venezia dove ancora una volta si viene distratti da qualcos’altro. Questa volta assistiamo a un fuoco vero di una fornace, dove si soffia il vetro, sperando di scacciare via altri pensieri. La Foscarina esce fuori soddisfatta con un bel vaso di Murano ma poi come sempre il discorso va nell’unica direzione dove lei vuole che vada…la sua ossessione per il tempo che scorre e la differenza di età con il suo giovane amante poeta che potrebbe stancarsi di lei. Dopo molte pagine di reciproco rincoramento, in cui lei è arrivata persino a ferirsi con il vaso, ritroviamo i due deliranti nell’Isola di San Francesco del Deserto. Stelio può entrare nel convento, la Foscarina deve rimanere fuori, mentre il poeta può finalmente vedere il luogo del pino santo dove San Francesco piantò quell’albero. Al ritorno dall’isola Stelio decide che è arrivato il momento di tornare a casa sua a comporre la sua opera. A Venezia trova ad aspettarlo in fondamenta il suo amico Daniele Glauro che gli annuncia che Richard Wagner è morto.

“Il mondo parve diminuito di valore.”

La Foscarina gli annuncia che la decisione è presa, andrà in tournée in America. Il bacio è un commiato.

Ritornano in mente i versi della poetessa Gaspara Stampa così amati dalla Foscarina:

Io vorrei pur ch’Amor dicesse come debbo seguirlo?

Al funerale di Wagner, Stelio e l’amico si offrono di portare a spalla la bara insieme al corteo funebre da San Simeone fino alla stazione – l’episodio è inventato di sana pianta da D’Annunzio.

I due romanzi che dovevano completare la trilogia del Melagrano non vennero mai scritti. La passione viene domata in parte, come annunciano i versi iniziali di Dante, fa come natura face in foco, la volontà si comporta come fa la natura nella fiamma.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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