Rosa rosae

“la rosa è amica di Bellezza,

e l’usignolo s’accompagna all’Amore,

all’uno attribuisci virtù, all’altra mutevolezza.

Molte rose sono sbocciate in questo giardino, eppure,

nessuno può cogliere in esso una rosa senza provare dolore di spine.”

(Hâfez)

Oggi un omaggio alle declinazioni della rosa in poesia, probabilmente uno dei fiori più citati in rima. Le famose ottave barocche di Giambattista Marino spesso ricordate come esercizio di stile sulle proprietà della rosa, in realtà rappresentavano un elemento di rottura rispetto al genere eroico del ‘500 che prevedeva il tema guerresco. L’Adone raccoglie venti canti dedicati esclusivamente al tema dell’amore: “…La vera regola è saper rompere le regole a tempo e luogo, accomodandosi al costume corrente e al gusto del secolo.” (1)

Rosa riso d’amor, del ciel fattura,

rosa del sangue mio fatta vermiglia,

pregio del mondo e fregio di natura,

de la terra e del sol vergine figlia,

d’ogni ninfa e pastor delizia e cura,

onor de l’odorifera famiglia,

tu tieni d’ogni beltà le palme prime,

sovra il vulgo de’ fior donna sublime.

Quasi in bel tron imperadrice altera

siedi colà su la nativa sponda.

Turba d’aure vezzosa e lusinghiera

ti corteggia d’intorno e ti seconda;

e di guardie pungenti armata schiera

ti difende per tutto e ti circonda:

e tu, fastosa nel tuo regio vanto,

porti d’or la corona e d’ostro il manto.

Il tema dell’irraggiungibilità della rosa (2) viene riassunto da Jorge Luis Borges, con una poesia enciclopedica che si articola riprendendo antiche metafore:

La rosa,

l’immarcescibile rosa che non canto,

quella che è peso è fragranza,

quella del nero giardino nell’alta notte,

quella di qualsiasi giardino e qualsiasi sera,

la rosa che risorge dalla tenue

cenere per l’arte dell’alchimia,

la rosa dei persiani e di Ariosto,

quella che sempre sta sola,

quella che sempre è la rosa delle rose,

il giovane fiore platonico,

l’ardente e cieca rosa che non canto,

la rosa irraggiungibile. 

La volatilità della passione diventa resoconto memorabile di una passione finita in Dino Campana (3):

In un momento

Sono sfiorite le rose

I petali caduti

Perché io non potevo dimenticare le rose

Le cercavamo insieme

Abbiamo trovato delle rose

Erano le sue rose erano le mie rose

Questo viaggio chiamavamo amore

Col nostro sangue e colle nostre lagrime facevamo le rose

Che brillavano un momento al sole del mattino

Le abbiamo sfiorite sotto il sole tra i rovi

Le rose che non erano le nostre rose

Le mie rose le sue rose

P.S. E così dimenticammo le rose.

(per Sibilla Aleramo)

Rainer Maria Rilke ha pubblicato un’intera raccolta di poesie, Les Roses, (4) composte in francese tra il 1924 e il 1926, che sono delicate riflessioni sulla metafisica della rosa.

Se la tua freschezza a volte ci stupisce;


gioiosa rosa,


è perché in te, petalo contro petalo,


dentro te stessa, ti riposi.

 

Un corpo sveglio il cui centro dorme,


mentre innumerevoli si toccano


le tenerezze del cuore silenzioso


che culminano poi nella tua bocca.

La frase di Gertrude Stein, Rose is a rose is a rose is a rose, di solito riportata come gioco linguistico, è il frutto di una sintesi intelligente sul problema degli universali. Il fiore qui pone le basi per una nuova relazione tra narrazione e realtà, riprendendo le discussioni filosofiche nate fin dal Medioevo tra nominalisti e realisti. (5)

Robert Frost affronta lo stesso argomento in modo ironico, con una poesia sulla genealogia della rosa: The Rose Family. La circolarità del verso restituisce un senso nuovo:

The rose is a rose,

And was always a rose;

But the theory now goes

That the apple’s a rose,

And the pear is, and so’s

The plum, I suppose.

The dear only knows

What will next prove a rose.

You, of course, are a rose –

But were always a rose.

 

E allora se in inglese ci capitasse di essere chiamati Petal, sarebbe davvero un grande complimento.

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(1) Giambattista Marino, L’Adone, pubblicato nel 1623 ma in lavorazione già dal 1596, un’opera di lunga gestazione.

(2) La Rosa, traduzione di Domenico Porzio, Meridiani Mondadori, Borges, Volume I, Milano 1984.

(3) In un momento, Dino Campana, scritta intorno al 1917.

(4) Rainer Marie Rilke, edizione italiana, Le Rose, Passigli editore, 2010. La  traduzione è a cura di S. Mori Carmignani.

(5) Abelardo (1079 – 1142) è stato il primo a utilizzare la rosa come esempio concettuale. Secondo il teologo e filosofo francese non c’è nulla di universale; l’universalità viene interpretata come un’operazione mentale con cui si prendono in considerazione gli aspetti in cui le cose vengono radunate per similitudine, tralasciando gli aspetti differenti.

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